FOREVER ALEXANDER: AMARCORD
Il ministero della cultura ha diffuso le immagini delle due cariatidi a mezzo busto scoperte all’interno della grande tomba a tumulo di Kasta, nei pressi di Anfipoli, in Grecia. L’enorme complesso archeologico, reso accessibile solo pochi mesi fa dagli studiosi, potrebbe essere la tomba di Alessandro Magno. La conferma arriverà solo quando gli archeologi riusciranno a entrare nella stanza funeraria… (da repubblica.it)
Un bambino, che arreca un nome (difensore di uomini) da ansia da prestazione, con un padre lungimirante quanto megalomane, che pensava con cervello, ma non disdegnava talvolta di affidarsi a stomaco e sottostomaco, con una madre che si era fatta praticamente tutti, da poter sostenere che il figlio era nato dall’unione con Zeus (tutti, ma proprio tutti eh…), che ebbe per maestro un certo Aristotele e questo bastava per fargli venire un complesso di inferiorità autolesionista, ERA destinato evidentemente al lettino di qualche antesignano freudiano allievo di Ippocrate piuttosto che ad essere un punto fermo della storia quale è in effetti diventato.
Le tradizioni, invece, ci parlano di un uomo che crebbe con delle forti convinzioni, stimolate da genitori discutibili ma vigili e da maestri che seppero trasmettergli il meglio dell’esperienza culturale greca. La sua vita è costellata di eventi grandiosi quanto odiosi: la casa del poeta Pindaro risparmiata nella Tebe rasa al suolo per rispetto dell’intramontabile anelito della Grecità arcaica ma anche l’odiosa proscinesi, l’obbligo di prostarsi ai suoi piedi, effetto dell’ammaliante fascino dell’Oriente e che gli valse la rottura con Aristotele; il desiderio di creare un sincretismo culturale tra Oriente e Occidente e un atteggiamento a tratti tirannico; l’amore per la fanciulla Roxane e lo slancio istintivo verso gli eccessi e il piacere; il coraggio e la virtù spesso oscurate dalla follia.
La sua fine è avvolta nel mistero: avvelenamento, congestione… Tutto fa pensare che fu vittima di se stesso, del suo egocentrismo o della voluptas più eccessiva, quella che, in ogni tempo, lacera l’uomo dall’interno.
Chiunque, da allora, volle lasciare un segno nella storia, lo assunse come modello, ma tra questi solo il nostro Cesare ne avvicinò la gloria e ripropose nella sua grandiosa esistenza una personalità dissonante quanto quella del Macedone.
E dunque nessuna meraviglia se quando il suo nome viene a galla, tutti sappiamo dirne, tutti siamo in grado di farlo rivivere in un ricordo o anche in un semplice aneddoto o in un flash-back scolastico poco attendibile (magari il 4 in storia lo abbiamo preso proprio nella verifica su Alexander).
Certo possiamo augurarci che il guerriero anonimo di Kasta sia il giovane rampollo di quella Grecia che seppe sognare il dominio sull’Orbe, che volle immaginarsi grande oltre i confini e persino curiosa di conoscere quel mondo barbaro un tempo disprezzato perché semplicemente riconosciuto come non greco.
Se così non fosse, la ricerca di Alexander continuerà e con smisurato piacere perché in fondo egli racchiuse in sé l’uomo che seppe raggiungere i suoi obiettivi senza rinunciare al soddisfacimento dei propri desideri, dimostrando che ci si può sacrificare davvero tutto per il proprio mondo senza rinunciare ad esplorarlo anche nei suoi aspetti più torbidi e arrivando pericolosamente ai limiti del proprio essere, il luogo del salto fatale che nessuno osa.
Non è forse questa la conoscenza? Aristotele plaudirebbe.
Franz Iaria per malacopia
Scrivi un commento