GREEN SKY GENERATION 14

La giuria internazionale del premio “International Highrise Award”, promosso dal Museo di Architettura di Francoforte, che ogni due anni premia l’edificio alto più bello e innovativo del mondo, ha scelto come vincitore dell’edizione 2014 il Bosco Verticale di Boeri Studio, realizzato da Hines Italia in Porta Nuova a Milano. (da milano.corriere.it)

Ma la notizia copDire giardino significa aprire una finestra sulla storia dell’uomo e del suo instancabile desiderio di mantenere un contatto continuo con quella dea madre natura per la quale si immolarono vittime, istituirono culti e celebrarono spettacoli e agoni per ottenerne  apotropaici favori.

Aristotele, dopo essersi disintossicato dall’effetto narcotico dei dialoghi del cattedratico Platone, pensò  al giardino come il luogo della didattica alternativa, dell’insegnar tra profumi di fiori e ombre di salici, dove passeggiar – pensando – acuiva l’ingegno e favoriva la diatriba sull’esser. Noti furono a Roma i giardini sallustiani, contesi tra i ricconi della Roma bene, e luogo dove le imperatrici lanciarono la moda della tresca tra la padrona di casa e il giardiniere. Mentre Claudio era impegnato nella conquista della Britannia, Messalina organizzava casting di plebei per tenere sempre alto il livello dei cipressi e anche del suo progesterone. E se i giardini di Versailles di Luigi XIV furono creati per alimentare la fantasia di generazioni di nobildonne che sognavano, sotto il peso di abiti in tulle multi strato e chili di cerone, di trovare un principe ricco e possibilmente con la prostata non troppo usurata, Kubrik con il labirinto di Shining, tutto siepi e malombre, ci ricordava che, prima di accettare una passeggiata al chiaro di luna in inverno freddo e gelido, sarebbe meglio per la dama  accertarsi che il cavaliere non preferisca l’accetta alla freccia di Cupido!

In un mondo dove tutto è inflazionato, dove le città sono sature di elementi urbanistici mostruosi e spesso inutili, il verde rimane una cenerentola metropolitana, in attesa di un principe azzurro che la redima dal destino marginale di luogo deputato all’accoglienza delle pupu dei nostri amici a quattro zampe o di terra di mezzo per  fanatici e alienati appassionati dello jogging, rigorosamente a ritmo di dance-music-sfonda-timpani.

E allora se l’espansione del verde viene bypassato ognivolta dalla scusa che mancano gli spazi utili per l’urban green (quelli per il cazzeggio, invece,sono sempre disponibili), allora ci pensa l’ecoarchitettura che si inventa il Bosco Verticale, connubio perfetto e quasi utopistico tra sostenibilità, design ed integrazione tra ambiente e tecnologia. Bosco verticale, collocato in Porta Nuova a Milano e nato da un’idea di Boeri Studio supportata dalla consulenza di dottori-agronomi paesaggisti, rappresenta una nuova fronteria ingegneristica che ha immaginato e realizzato un grattacielo dove uomini e piante si dividono gli spazi e promuovono un’eco convivenza che rimanda agli albori della storia.

L’iniziativa, consacrata dalla giura del premio International Highrise Award, ideato dal Museo di Architetture di Francoforte, promuove il design italiano nel mondo e rilancia il dibattito sul rapporto tra ambiente e  scienze costruttive. 

Un bel biglietto da visita per Expo, per un’Italia capace negli ultimi anni di salire agli onori della cronaca internazionale soprattutto per il gusto per l’eccesso e le paradossate scivolate  nel kitsch, sebbene sia la sede naturale dell’arte, della creatività e delle mode che lasciano il segno.

Certo verrà il momento in cui quest’opera di ecoarchitettura dovrà affrontare il mercato e soprattutto confrontarsi con le esigenze dell’essere umano di città, assuefatto alle esalazioni di ossido di carbonio, agli attici con balconi spartani e alla pianta grassa, che decora alla grande, è radical chic e soprattutto non richiede quella qualità d’altri tempi che è il pollice verde.

E allora prepariamoci a vedere pennabianca Paola Marella, la regina dell’intermediazione immobiliare targata Realtime, che accompagna sciure della Milano bene alla scoperta del Bosco Verticale. E passando da un ambiente all’altro, dove il design e le piante diventano un tutt’uno senza possibilità di distinzione, la Signora di Porta Venezia potrebbe incominciare a starnutire, rimanere impigliata con i capelli cotonati tra le foglie di una malcapitata ficus benjaminus,  correre al bagno per incipriarsi il naso irritato dai pollini e qui inciampare con la scarpa con tacco killer sul bonsai che decora la mattonella maialicata tra il water e il bidet ornati in filo d’oro.

E mentre Paola piange disperata per la cospirazione della Natura contro di lei, affacciandosi dal balcone e scorgendo da lontano la cappa di smog che avvolge minacciosa il Pirellone, potrebbe cominciare a guardare con simpatia alla bouganville che la sovrasta, sentirsi un po’ come la Primavera di Botticelli  e ascoltare gli uccellini che cantano Heaven is a place on earth.

Franz Iaria per malacopia