MAYFLOWER CONTRO GRIFONDORO?IN RETE LA NUOVA SFIDA DI HARRY.
“Sembra quasi una bufala ma invece questo libro di Harry Potter rivisto e corretto esiste davvero. E ha una trama piuttosto bizzara. Quando ad esempio Hagrid sbarca per la prima volta presso i Dursley, si impegna per esempio nel dimostrare l’esistenza di Dio e convince a Harry Potter a venire a Hogwarts, “Scuola di preghiera e miracoli”, utilizzando il potere della preghiera… ” (qui il seguito dell’articolo).
Un tempo oramai lontano e pieno di suggestioni religiose sospese tra reale e trascendente raccontava di una nave dal dolce appellativo di Mayflower che solcava le acque tempestose dell’Atlantico, pilotata dai padri, detti pellegrini, che fuggivano la malasorte dei cataclismi naturali alla ricerca di un luogo tranquillo dove fondare una comunità tutta dedita all’agricoltura, alla famiglia e alla riflessione settimanale sul salmo della domenica.
Le giornate trascorrevano tranquille: al mattino gli uomini felicemente affrontavano la dura fatica dei campi con il loro rassicurante crocifisso al collo e il pane con lardo e pomodori secchi preparato dalle mogli devote; i pomeriggi volavano mangiando gustose crostate fatte in casa e sorseggiando the in giardino o in riva al fiume guardando i bimbi che giocavano.
Ma si sa che l’essere umano detesta la regola prolungata e in gran segreto ambisce edonisticamente alla trasgressione e così il gusto del profano strizzava l’occhio ai bontemponi della comunità: il padre di famiglia morigerato si ritrovava con il cappello tra le giarrettiere delle ballerine dei saloons e la madre di famiglia, tutta chiesa e dolci in forno, cedeva ai bicipiti sudati del taglialegna di ritorno dal bosco.
Da allora la società statunitense non è molto cambiata e ancora ipocritamente si serve di un’etica che spesso conserva il sapore stantio di lettere scarlatte, streghe e roghi di esseri umani. Quei fantasmi di una mentalità lontana, ma dura a morire, a volte ritornano, o meglio vengono resuscitati dalla frustrazione di vite noiose e prive di ogni forma di salutare leggerezza.
E, quindi, può succedere, che una mammina che ha comprato ai figli un libro di Harry Potter, perché quel maghino con l’espressione da secchione, secco come un chiodo, è, in fondo, un eroe di bambino, possa avere il sospetto che un domani il suo piccolo ometto possa diventare una bestia di satana.
Gliel’ha messo in testa Grace Ann, una casalinga del Minnesota, che – come Caifa – un pomeriggio si stracciò le vesti nel salotto illuminato a giorno dalle icone bizantine, perché Harry, quel cucciolo di mago, vinse il cattivo solo confidando in se stesso e non nel trascendente che per lei è Dio, quel Dio padrone dell’antico testamento e della Legge del taglione.
E allora vestiti i panni della mater dolorosa, santa sanctorum, ha la geniale idea di riscrivere la storia e fare di Harry un lupetto grigio senza pensieri, che annuisce incantato al cospetto di adulti che, invece di lezioni di mantica, gli illustrano bislacche prove dell’esistenza di Dio, con buona pace di Serpeverde e Corvonero che possono così fare le scarpe a Quidditch ai maghetti del Grifondoro, trasformati in seguaci dell’ultim’ora di qualche confessione battista delle praterie americane.
Attenzione. L’iniziativa in sé fa ridere come molte delle trovate made in USA, ma qui la cosa si fa seria e bisogna prendere posizione in difesa della fantasia, quella meravigliosa dimensione salvifica umana di cui Hogwarts è la naturale sede. Nessun lettore appasionato di fantasy vorrebbe mai cancellare dal suo bagaglio di ricordi di camere segrete con mostri pantagruelici, i look noir di Severus Pithon, le papere di Ron, le scale che cambiano di posizione, la lingua sgrammaticata di Hagrid, le stravaganti lezioni di erbologia di Pomona Sprite, e l’irriducibile megalomania di quel pazzo di Lord Valdemort.
Ve la immaginate voi la scuola di Hogwats come un convento di giovani educandi che ascoltano lezioni che sanno di morale settecentesca quando in realtà vorrebbero saltare su una scopa volante modello Lamborghini e scorazzare su e giù per le valle trasformando rospi in principi e zucche in carrozze o lanciando fasci colorati di luce tra le chiome di Renato Zero/Severus Pithon?
In questa inversione bizzarra del fantasy, scritta tra tazze cucchiai e tagliaerbe dalla nostra Opra Winfrey versione Minnesota housewife, non v’è dubbio che la macchina volante dei Wisley si sia trasformata in una carro hamish; che l’inquietante custode di Hogwarts Agus Gazza in un’ amorevole Mrs Doubtfire (ma certamente donna, non dal sesso indefinito, per carità!); che Pithon abbia rinunciato alla sottana e alle extentions per un completo in gessato; che il bizzarro Alastor Moody, che scaglia maledizioni e ha una protesi mobile all’occhio, riceva il dono divino di un formulario magico dall’eloquio dantesco e uno sguardo alla John Wayne; che l’ampia collezione di bacchette magiche diventi un kit per l’esorcismo di bambini; e che, infine, Pomona Sprite decida di lavarsi i capelli dopo 500 anni.
Soprattutto, in questa assurda quanto comica damnatio memoriae d’oltreoceano, la più grande mancanza è Albus Silente, sintesi delle qualità di ogni buon maestro che possiamo incontrare sulla nostra strada, dispensatore di amorevoli consigli ma anche di severi ammonimenti, inseguendo il nobile fine di bene educare e, quindi, di educare al bene.
Quanto diversa è la signora Ann dalla Rowling, anch’essa un tempo casalinga e delusa della vita, che da un mondo di solitudine e mancanza di mezzi, con qualche foglio di carta e una biro, ha cercato di offrire ai lettori un nuovo strumento di educazione, proponendo di utilizzare la fantasia non come mezzo di fuga dalla realtà ma come un modo creativo per vivere meglio e tirarsi fuori dai guai, per essere autenticamente se stessi, per essere felici.
Ecco, appunto, signora Grace. Proprio quello di cui lei non ha nemmeno idea. E mentre i suoi figli si addormenteranno dopo le prime dieci parole della storia del chierichietto Harry, altri milioni di bambini incantati pregheranno i genitori di leggere ancora qualche pagina del Calice di Fuoco o de Il principe mezzosangue prima della ninna.
Think different, dear Ann.
Franz Iaria per malacopia
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