SOFÀ CULT: IDEE, NOVITÀ E PRECAUZIONI PER IL BENESSERE DELLE TERGA
È il grande classico delle notti d’inverno: addormentarsi sul divano mentre si guarda qualcosa, stando bene al caldo sotto la coperta. E il momento di alzarsi diventa tragico: per lo shock termico e per la fatica immane di arrivare fino al letto. Ecco allora la soluzione della designer austriaca – con base a Londra – Stephanie Hornig: il divano-sacco a pelo, dove si può rimanere direttamente a dormire in caso di abbiocco istantaneo. (Marco Villa per Dailybest)
Certamente coloro che scrissero sudate carte sul piacere, da Epicuro a Leopardi, dimenticarono che, forse, la loro creatività e le conseguenti intuizioni, furono favorite da un rilassante benessere determinato dalla loro posizione, seduti o sdraiati su comodi supporti di terga, che – da che mondo è mondo – sono i luoghi dove il corpo si ferma per riprendersi dalle fatiche e ritrovare le energie, essi stessi fonte di piacere per il fisico e l’anima.
Non è un caso che gli uomini abbiano utilizzato parecchia della propria inventiva per creare oggetti destinati al rilassamento delle membra, anticamera di piaceri diversi, dal cibo al dolce dormire. Il triclinio era una sorta di tempio della letizia dei sensi, dove, sdraiati su comodi cuscini, i Romani gustavano tenere prelibatezze, magari sciusciati (sì, lo so, si dice flabellati!) da schiavi della Numidia, optional del dopo cena per matrone annoiate; per non parlare dei divani della corte di Versailles, che, se potessero parlare, ci racconterebbero di nobiluomini che, vestiti di calzamaglie e parrucche, consumavano, ronfando, complicate digestioni da banchetti luculliani oppure di contesse che riuscivano, nonostante l’architettura complessa delle gonne dell’epoca, a prodursi in acrobazie amorose tra i cuscini ricamati con giardinieri e stallieri, promotori della bontà e ‘durevolezza’ del popolo. Queste tappezzerie fecero epoca e furono identificate con il nome del re Luigi XIV, sovrano gaudente e cultore della comodità più che consumatore delle benefiche pasticche della pubblicità (contro il raffreddore meglio il paté servito da una sexy madame).
Nella società contemporanea, quella dove la TV ha l’ambizione di essere l’oggetto indispensabile della vita – anche se lo smartphone le sta dando ‘cavo’ da torcere – l’epica battaglia per accaparrarsi il divano più comodo inizia nel dopocena o anche prima, mattina o pomeriggio, quando, sfogliando la GuidaTV, si è notato che danno proprio quel film retro che piace tanto. Allora la madre/moglie lavoratrice – dopo aver baipassato otto ore di stress lavorativo, i litigi dei figli per il joystick della playstation e il marito scansafatiche che legge la Gazzetta dello Sport in poltrona (vecchi clichés sempre attuali!)- si affretta perchè il posto sul divano con penisola in salotto sia suo, costi quel che costi: cucina velocemente gli gnocchi alla sorrentina (dimenticandosi del sale), ignora le critiche del marito perché il primo non è al dente, toglie i piatti da tavola (lanciandoli come frisbee nella lavastoviglie), scuote la tovaglia (dalla ringhiera, in testa alla sciura del piano di sotto) e vola sul divano (lanciandosi come Fiona May alla ricerca del record), atterra lunga distesa e alza il telecomando in segno di minaccia contro chiunque osi intavolare una qualsiasi forma di protesta. Il film che segue è anche bello e commovente, ma l’abbiocco prende il sopravvento e il sonno presto subentra.
Ed ecco l’alba: una tragedia! Infreddolita e con le ossa rotte, alla madre/moglie abbandonata il divano non sembra più un eldorado ma piuttosto un letto di chiodi per fachiri.
L’urlo nel silenzio della casalinga è stato infine intercettato dal design moderno, che ha occhi e orecchie (e mani) ovunque, che ci spia per studiare come complicarci la vita, illudendoci felicemente del contrario.
E così, Stephanie Hornig, designer austriaca con base a Londra, lancia, nel mare magnum dell’inutile ma necessario, l’amo del divano sacco a pelo, una versione slim del divano normale, che consente al gaudente cultore della comodità di attrezzarsi per dormire al caldo, prevedendo abbiocchi del dopo lettura e dopo (o durante) film.
Ottima invenzione, qualcuno direbbe. “Era ora!” urlano in coro i fan dell’home video.
Ma di che si tratta realmente? Di un trabiccolo sottile, con sei piedi e materassino mignon, indegna sfida alle serate home video a base di Via col Vento o Caccia a Ottobre Rosso. Forse la signora Stephanie pesa quaranta kg, odia il chili con carne, le patatine e i biscotti della felicità. Questo lo penso perché un soggetto che si dovesse sventuratamente attrezzare per la serata con un paio di hot dog, crocchette di pollo e coca cola maxi, cadrebbe lungo disteso in terra e con il rischio che uno dei piedi di metallo finisca in un posto che gli cagionerebbe un pronto soccorso urgente e domande imbarazzanti.
Aiutoooo!!! Il flashfuture ci riporta alla realtà: eccoci seduti davanti alla Tv o al pc su una vecchia sedia di vimini, che fa più Natale in casa Cupiello che Glam Design. E, mai come in questi momenti, si apprezzano le cose di una volta: il classico divano decorato con motivi alla ‘mi-nonna’, comodo e affidabile, che con plaid in pile e le calde carezze di una mano amica (che ti svegli e ti porti amorevolmente a nanna) può davvero diventare l’anticamera ideale del mondo dei sogni.
Franz Iaria per malacopia
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