All of the things people steal when they visit the White House (Juliet Eilperin per Washingtonpost.com )
Un tempo Zeus era il protettore degli ospiti, coloro che, invitati o supplici, giungevano presso le case greche, spesso a mani vuote o per scroccare, con la sicurezza di avere vitto completo con lavatura, stiratura ed incardatura. E il povero padrone di casa se solo osava obiettare o lagnarsi del prolungamento del soggiorno dell’ospite, che ormai confondeva lo spazzolino con la costata di souvlaki, una folgore lo coglieva tra capo e collo, rendendolo a sua volta un arrosticino d’uomo (androuvlaki?). Ebbene sì. Possono accadere disavventure.
È anche possibile che, una domenica sera, il marito medio cominci a sbuffare con la moglie che gli annuncia alle ore18,30 di aver invitato la sua nuova collega spagnola Corazon. Che lui si agiti come un bambino perchè in Tv c’è il gran premio di F1. Che annunci sdegnosamente il gran rifiuto mentre suona il campanello. E che spettinato, scazzato e con i pantaloni sbracati con vista solco intergluteo, questo simil Homer Simpson apra e si trovi la sosia di Eva Henger. A quel punto, giro lanciato (altro che GP): in dieci minuti al volo si trova docciato, tirato a lucido e soavemente improfumato d’Allure a fare il brillante con la tipa, a tracciare tra lo spaghetto e il vitello tonnato un nuovo trattato sull’ospitalità da fare invidia a Della Casa. Eppure basta che d’improvviso, forse stordita dalla colonia, Corazon dica di amare una tal Conchita (sarà la Wurst?) con cui vive, che tutto si smoscia come la maionese impazzita e ritorna l’atavico odio per le serate in compagnia.
A fronte di tante disavventure, situazioni comiche o equivoche, quando si pensa all’ospitalità non si può fare a meno di legarla ai momenti della vita che sono i più belli, quelli dove si crea quel perfetto equilibrio tra conversazione e cibo, dove l’educazione e l’eccesso si contendono il primato, senza mai superarsi e, alla fine, si lavano quintali di piatti con il cuore appesantito dai grassi ma anche farcito di tanta dolcezza.
Le cronache mondane ci hanno informato recentemente delle disavventure della first Lady Michelle (Obama, of course), alle prese con degli ospiti un pò biricchini e che non sanno tenere le mani a posto. Mani morte? Cloni di Monica Lewinsky che si aggirano per le stanze della White House con buona pace del conto della lavanderia? No, voliamo più in basso.
Pare che le persone che vadano in visita nella Casa più nota del mondo, abbiamo l’abitudine di riportare (nella propria di casa) un bel ricordino e che la povera Michelle debba ogni lunedì fare il computo delle miracolose sparizioni sperando sempre di ritrovare almeno le sue scorte di lacca rigorosamente bio. Certo la first lady non ha il tempo di consultare miti e leggende del mondo greco-romano o di ascoltare le paturnie di un’amica che si lamenta del marito che fa il barbagianni con Corazon (potrebbe ripensare, infatti, alla malefica sveltina con stagista nello studio ovale e diventare ancora più ansiosa).
Michelle, non temere. Potresti prendere esempio dalle first ladies degli anni d’oro della White House ed essere indifferente come Eleonore Roosvelt, deprecando la disonestà del volgo in un discorso di inaugurazione del reparto di un Hospital; oppure essere meno formal come Barbara Bush, che avrebbe organizzato un bel barbecue in giardino con salsicce, peperoni e crauti giusto perché a pancia piena si ragiona meglio (e la vicina Nasa di Houston declinò ogni responsabilità per le esplosioni galattiche nella dorata toilette dei Bush).
In fondo, basta essere chiari, ribadire il vecchio detto vedere e non toccare e ogni tanto rafforzare l’opera di convincimento con uno bello stampino da anfibio rilasciato sul posteriore da un agente dell’FBI. Perchè le buone maniere e il garbo sono bandiere della civiltà e della libertà made in USA, ma ogni tanto anche ‘na bella ripassata può ricondurre sulla buona strada. Sarà, poi, la forma a fare la differenza.
Franz Iaria per malacopia
Comunicato all’interfono della first lady: “Qui è Michelle che vi parla. I visitatori indisciplinati, colti a cercare e asportare cimeli, verranno invitati dalla sicurezza a lasciare l’edificio” (e scortati da un’ambulanza al traumatologico).
Scrivi un commento