Musei e bambini non sono come il diavolo e l’acqua santa. Anzi, possono essere un binomio perfetto se abbinati nel modo corretto. Lo so che a molti sembrerà impossibile, ma la visita ad un Museo o ad una mostra d’arte può trasformarsi nel momento indimenticabile di una vacanza o nell’idea vincente per un fine settimana diverso dal solito. (dal blog Viaggi e Baci)
Come ci ricordava Antoine de Saint-Exupery, gli adulti, spesso, dimenticano di essere stati bambini e si relazionano ai piccoli imponendo un rapporto gerarchico, ignorando quel meraviglioso linguaggio universale dell’infanzia che è la semplicità, il mezzo di trasporto più economico ed ecologico di esplorazione dei mondi interiori.
E così iniziano le danze: bambini indiavolati al supermercato rincorsi da madri che minacciano il gran giurì serale con il papà, crisi isteriche al parco quando scatta l’ora della ritirata, musi lunghi se il menù prevede qualcosa che ha a che fare con il verde e non con l’olio fritto, lancio di oggetti e quelle odiose finte lacrime quando scatta l’ora pomeridiana dei compiti, antagonista naturale della Play Station.
Dunque che fare? Mandare l’Sos a Tata Lucia e ritrovarsi in casa Marta Goebbels e le sue regole? Tutto cronometrato: gioco, compiti e messa a letto e bambini che alla fine della settimana ragionano come Windows Vista e odiano l’ovetto Kinder (horribile dictu).
Oppure scaricare subdolamente i pargoli ai nonni (se è vera quella storia che vogliono più bene ai nipoti che ai figli), tanto pazienti, almeno fino a quando non si ritrovano la dentiera tra i lego o il gatto truccato come Moira Orfei (occhio, Ciccionissimome!)
Insomma, l’emergenza bimbi terribili sembra essere quotidiana: essi sono sempre più sbilanciati verso l’eresia dell’intrattenimento televisivo, dove Play Station e Peppa Pig consentono ai genitori di guadagnare tempo per fare un salto in terrazzo a raccogliere i panni o preparare una crostata prima che la frutta nel cesto della cucuna diventi una natura morta, salvo, poi, riuscire a rispettare il programmino senza intoppi, sedersi soddisfatti, accarezzare il pargolo e sentirsi chiamare Susy Pecora.
E mentre, dolce mamma, ti disperi perché ormai sei convinta che i tuoi figli tra qualche mese diventeranno dei cyborgs programmati per dipendere da una scatola ultrapiatta, ecco, potrebbero apparirti delle Muse che, tra un lavacro e l’altro e una mano morta di Apollo, trovino il tempo di accendere la tua speranza e la conseguente lampadina: passione, creatività, qualsiasi cosa sappia suscitare meraviglia nei nostri kids, secondo quella ricetta nostrana del fanciullino di memoria pascoliana.
E quale luogo migliore di un Museo (anche le Muse, in quanto P.R. delle arti, tirano l’acqua al loro mulino), uno spazio chiuso, dove controllare senza patemi i bimbi ma soprattutto pieno di cose nuove e mai viste che possono avere il potere di incantare, questa volta non facendo assorbire quintali di radiazioni da uno schermo, ma conoscenze e curiosità, salutari almeno come la pappareale e i plasmon.
Il blog Viaggi e Baci ricorda che, già da anni, alcuni Musei italiani offrono esperienze ad hoc per i più piccoli, riscuotendo un certo successo e diventando anche canali per una nuova didattica scolastica. Seguono, poi, nell’articolo, una serie di suggerimenti utili per superare quelle perplessità di genitori ed insegnanti, rispetto all’ingestibilità della noia e della mano lesta per cui, se sei bimbo, sei tentato a toccare tutto ciò che non si muove.
Per carità, ben vengano i vademecum, che sono sempre una possibilità in più, soprattutto quando, provate tutte, non si sa più che pesci prendere e si scade nella pericolosa scelta educativa di scambiare la pace in case con la filosofia del fai quello che vuoi, per cui dal vai via dei tre anni si passa al vaffa dei dieci anni.
Malacopia educational (come si sa, noi ci prendiamo pure un po’ in giro) pensa che sia la passione il seme che genera l’interesse, quella curiosità, che, se soddisfatta, attiva un concorso di processi interni che generano la cultura e che possono far sentire il bambino capace di relazionarsi agli adulti in un rapporto dove la pur necessaria subordinazione si dissolve e i piccoli riescono a sentirsi meravigliosamente protagonisti e sicuri di sé.
Certo a qualche papà, dopo una giornata al Museo del bimbo, potrebbe prospettarsi una serata a rispondere alle domande di un piccolo Archimede che vuole sapere come mai i dinosauri erano vegetariani nonostante quei dentoni, il tutto proprio mentre in TV la Juventus gioca la finale di Champions League. Pazienza. Sempre meglio di quei rumori assordanti dei videogames o dei grugniti della maialina pedagoga.
E allora, come dice il nipotino di Scooby-doo, Scrappy:-doo, Potere ai piccoli! Perché, in fondo, è meglio un bimbino che sporca il parquet con il das per creare un oggetto informe ma dai significati ulteriori di cinque ore sotto ipnosi cercando di sconfiggere i funghi cattivi di SuperMario.
Franz Iaria per malacopia
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