TIMBER CULT? YES, I BOOK.

Avete mai visto un albero che germogliasse libri? Siamo abituati a vedere spuntare sugli alberi fiori o frutti, rami sempre verdi e foglie cangianti ma a Berlino sta accadendo dell’incredibile: alcuni alberi lungo Prenzlauer Berg sono diventati dei distributori gratuiti di libri (da fanpage.it)

Ma la cultura?

Ma la notizia copUscendo dal nido familiare degli amici di  Malacopia, che in questi mesi ci hanno offerto interessanti spezzoni di cult made in Italy  e in progress (correte a rivedere i video!), mettendo in dubbio quelle statistiche che circolano sull’atrofia culturale del nostro bel Paese, l’interrogativo che ci si pone, di fronte alla minaccia di un nichilismo intellettuale targato nuove generazioni, è banalmente: dove stiamo andando?

Farsi questo genere di domande, anche se appare il modo migliore per iniziare spirito e corpo a pratiche masochiste e magari trovare l’occasione per indossare quel pantalone in pelle comprato per gioco in un sexy shop di Amsterdam, ci obbliga inevitabilmente a guardarci intorno e sottoporre a giudizio critico ciò che siamo e il mondo che ci circonda e che aspira, quotidianamente, a  confonderci e renderci suo schiavo (a ridaje con il sadomaso…) attraverso tutto un sistema di ghiotti messaggi che arricchiscono tutti tranne noi stessi.

Oggi domandare ad un adolescente qual è stato l’ultimo libro che ha letto, significa davvero fare dell’archeologia preistorica o andare alla scoperta di recondite rivelazione da fare invidia ai cacciatori di alieni. È più probabile, infatti, che il giovane medio italiano sia stato una volta su Marte piuttosto che due volte in una libreria, oppure che sia capitato in una Feltrinelli solo per consumare quelle meravigliose cioccolate che servono nei  bistrot interni con quel complesso di libri intorno a fare da cornice che, in fondo, messi uno sopra l’altro hanno quel-non-si-sa-che di modern e suscitano milleuno curiosità, tranne ovviamente quella di aprirli e magari leggerli.

Da non sottovalutare, poi, la categoria di persone, adulte quanto adolescenti, che tornano una seconda volta in biblioteca o in libreria, solo perchè, capitatici una volta per caso, hanno constatato piacevolmente che la fauna che frequenta quei luoghi può essere interessante e passarci un pomeriggio a praticare l’arte dell’acchiappo rivelarsi persino un piacevole passatempo (assicuratevi, quando fingete di leggere e lanciate sguardi ammiccanti, che il libro non sia con la copertina al contrario).

Insomma, quanta fatica bisogna fare per promuovere questa vecchia signora Cultura senza costringerla a prostituirsi nei lupanari televisivi o della carta stampata o ad abbruttirsi in certe vesti che non le si addicono e che sono proprie piuttosto di sua maestà il male del secolo, l’Ignoranza, insinuata ovunque come una fetente zizzania e riconoscibile nelle forme di chi nulla sa eppure tutto ottiene (tam infesta ed saeva  virtutibus tempora*, urlò la vecchia Lupa  dal Campidoglio).

E mentre qui da noi, pochi uomini di buona volontà, armati di idee nuove, grandi sogni e progetti, combattono guerre intestine contro i nuovi invasori, ovvero i Talenziani, che hanno occupato con le loro urla asinine (che chiamano canzoni) ogni angolo disponibile della comunicazione, tanto che ci ritroviamo la faccia del cantante dei Dear Jack pure sulla tazza del cappuccino del nostro bar preferito in piazza Navona (ennesimo sacrilegio alla sacra istituzione italica della colazione), i tedeschi, con la loro praticità più snella e dinamica della nostra (e per loro non vale il detto si pensa meglio a panza piena) si inventano un canale di promozione della cultura accattivante e concorrenziale rispetto a tutto l’ampio complesso di offerte per il tempo libero che può distrarre fino a schiavizzare un potenziale fruitore di conoscenze.

Camminando per le strade di Berlino, mentre di corsa ci si reca all’ultimo centro commerciale avveniristico, si potrebbe perdere la bussola e ritrovarsi in una foresta… di libri. Fermi. Non avete sbagliato a comprare il biglietto aereo e non siete capitati in Guinea Equatoriale ( e per giunta senza Autan).

Alcuni alberi lungo Prenzlauer Berg distribuiscono libri usati e gratuiti. L’idea è stata  lanciata da BauFachFrau, associazione che fa capo alla più vasta BookCrossing Club, che realizza librerie gratuite in tutto il mondo. Gli alberi, che provengono da foreste di tutto il mondo, sono stati trasformati in teche, dove ciascun passante può lasciare il proprio libro usato da condividere o consultare e leggere quelli disponibili.

L’idea è veramente di quelle geniali e concepita malignamente per spezzare i ritmo frenetico del consumatore medio, per sorprenderlo quasi come in un agguato nel territorio dove si muove meglio, in mezzo alle vie centrali, alle ipnotiche vetrine dei negozi e le insegne dei centri commerciali.

Beh, non ci illudiamo certo che, scomodata l’etica darwiniana, improvvisamente l’uomo del terzo Millennio diventi il clone di un accademico oxfordiano.

E anche se è  probabile che troveremo milioni di selfie con l’albero sullo sfondo e il libro usato come accessorio di contorno (tutto fa glam) , certamente anche la turista più modaiola e  sprovveduta si domanderà il senso di quella diavoleria teutonica e potrebbe, infine, trovare molto trandy inserire nella sua borsetta Hermesse un breve manoscritto d’autore (meglio iniziare  a piccole dosi) da leggere in metro quando, per quei cinque minuti, il suo inseparabile compagno di vita, il cellulare, è in stand by.

 Franz Iaria per malacopia

* tanto duri e ostili al merito sono i tempi correnti