racconti_new“In fondo avrebbe voluto la Grande Jeanne diventare una signora per bene. Aveva già un cappello blu, largo, e con tre giri di tulle”. (Luciano Erba)

Si era nel settembre del 1915 e le notizie dal fronte non lasciavano spazio a facili ottimismi. A Bologna la vita scorreva, comunque, con una certa normalità e per il giorno 20 il Teatro del Corso aveva in cartellone il debutto di una danzatrice esotica proveniente dalla Francia, dove aveva mietuto successi su successi. Erano in pochi a sapere che Madame Jolie era italianissima e, comunque, lei faceva in modo che non si sapesse parlando ostentatamente in francese.

Quando arrivò alla stazione, sul piazzale si era radunata una certa folla di curiosi, che in verità, non videro molto se non un largo cappello con veletta che entrava in una carrozza dai vetri oscurati. La sera del debutto, la sala era gremita da gentiluomini in frac, da ufficiali in permesso e molte signore della Bologna bene occupavano i palchi più vicini al proscenio per poterla vedere ed analizzare come si deve. Le balconate straripavano del solito popolino pronto a schiamazzare per un nonnulla.

Quando la sala si oscurò tutti tacquero, l’orchestra attaccò in sordina un pezzo di musica orientale, lentamente il sipario cominciò ad aprirsi su di una scena assolutamente buia. Dopo qualche minuto il fondo del palcoscenico iniziò lentamente ad illuminarsi di una luce azzurro-rosata, come se stesse albeggiando. Lunghi veli attraversavano la scena creando l’impressione che a muoversi fosse una foresta incantata. Al centro, in ginocchio tutta piegata su sé stessa, eccola: Madame Jolie. Ai lati del palco due grandi bracieri spargevano un profumo misterioso e molto speziato che avvolgeva il pubblico in sala, spingendosi su fino alle balconate.

La musica gradatamente saliva di tono seguita dalla figura centrale che morbidamente e con estrema grazia alzò le braccia al cielo, per poi allargarle lentamente come due palpitanti ali di farfalla. Sinuosamente la figura si alzò da terra e apparve, con delusione dei presenti, tutta coperta di veli multicolori che ondeggiavano al ritmo della musica che andava facendosi sempre più ossessiva. Il corpo flessuoso si muoveva languidamente lasciando cadere ad ogni inciso dell’orchestra uno dei tanti veli che la ricoprivano.

L’aria ormai greve dei profumi provenienti dai bracieri era immobile come il pubblico che seguiva quel lento spogliarsi in perfetto silenzio; anche la balconata taceva. Entrarono a questo punto sul palco due ballerini con ampi calzoni rigonfi, il petto nudo, il turbante in testa, decorato da una lunga piuma, ed una scimitarra al fianco. Dopo qualche virile passo di ballo estrassero la scimitarra e, man mano che la musica saliva di tono, iniziarono a far volare via gli ultimi veli. Per un attimo Madame Jolie rimase in piedi immobile con il seno coperto da un piccolo reggiseno di lustrini e una gonna composta da due unici veli. Con un felino passo di danza voltò le spalle al pubblico e in quel mentre il reggiseno volò via, mentre i due ballerini strappavano ciascuno un velo lasciandola con i fianchi cinti da una fascia dorata trapuntata di gemme.

La luce si spense e nel piombare nel buio il teatro fu scosso dagli applausi. Il sipario si riaprì e Madame riapparve a ringraziare coperta da una lucente vestaglia di raso cremisi e da un gran mazzo di rose che lanciò in platea ad una ad una, dopo averla avvicinata alle labbra.

Il pubblico maschile era in delirio e lottava per aggiudicarsi una delle rose toccate da quelle meravigliose labbra. Le signore nei loro palchi avevano già cominciato un fitto “taglia e cuci”; in realtà, la scena non era mai stata molto illuminata per cui non avevano granché di cui sparlare, ma bastava vedere l’entusiasmo degli uomini per rendere le loro lingue taglienti. Rinviarono ogni ulteriore giudizio alla fine del ricevimento che si sarebbe tenuto a Palazzo Fantuzzi.

Il palazzo era illuminato da candele profumate su ogni balcone. Dal portone saliva una passatoia rossa che conduceva al salone delle feste dove era stato allestito un ricco banchetto. Non mancava neppure una piccola orchestra che suonava i pezzi più in voga. Era ormai passata la mezzanotte e i saloni rigurgitavano invitati, ma l’ospite d’onore non era ancora arrivata. Le dame malignavano che la ballerina non volesse farsi vedere da vicino per non deludere il pubblico maschile; gli uomini fremevano temendo che con una scusa la bella non si presentasse. E invece… Quando ormai i presenti stavano per perdere ogni speranza, ecco giungere trafelato il maggiordomo che, preso posto vicino all’ingresso, con voce stentorea annunciò: “Madame Jolie”.

Vestita di un elegante abito da sera bianco, che lasciava nude le spalle, entrò nella sala la tanto attesa Madame: non era molto alta, ma era ben proporzionata, la testa di capelli neri, raccolti sulla nuca, contrastava con il colore avorio della pelle e il profondo azzurro degli occhi. La bocca piccola e carnosa era piegata in un dolce sorriso che metteva in bella mostra denti perfetti.

Il padrone di casa le corse incontro per renderle omaggio, dopo di che la condusse in giro per la sala presentandole gli altri invitati che facevano ressa per avere l’onore di scambiare qualche qualche parola con lei. Terminate le presentazioni accettò di ballare un valzer con il padrone di casa. Molti altri volevano avere lo stesso onore, ma la bella rispose in francese che era troppo ‘fatiguée’ e che avrebbe bevuto con piacere una coppa di champagne.

Si precipitarono in venti verso il buffet, mentre lei li seguiva sorridente da un comodo divano dove si era accomodata con grazia. Nella foga di servirla e di farsi notare, il più giovane dei cavalieri che teneva in una mano due bicchieri di champagne e nell’altra un piattino con una fetta di torta, inciampò rovinando su Madame Jolie e sul suo abito, che fu irrimediabilmente imbrattato.

Il poveretto era ancora steso a terra quando la ‘divina’ si alzò rossa in volto e tra lo stupore di tutti urlò: “Imbezel, ch’at vegna un cancher!”.

La mattina dopo, all’alba, si seppe che era partita e che, naturalmente, aveva cancellato tutti i suoi spettacoli in Emilia.

Rossana Conte