Sere fa in televisione hanno passato Coco Chanel e Igor Stravinsky, un film noioso dove Stravinsky mostra la vitalità palpitante di un pezzo di stoccafisso e Coco non è altro che una stronza sempre elegante.
Coco di certo era una tipa caparbia, dal carattere forte e molto probabilmente ambiziosa, egoista e opportunista quel che basta per arrivare al successo e mantenerlo passando attraverso la guerra, i nazisti, il boom economico e il ’68.
Ciononostante, nella sua lunga vita non ha mai smesso di essere la bambina, sola e poco amata, rimasta orfana a 12 anni, abbandonata dal padre in un orfanotrofio, dove aveva diritto solo a due vestiti, uno per i giorni infrasettimanali e uno per la domenica. C’è dunque sempre questo amato passato dietro la sua storia di “mantenuta di lusso”, poi amante libera e infine creativa imprenditrice di se stessa.
Coco non è stata innovazione ma una vera e propria rivoluzione: con le sue “invenzioni” (il celebre tailleur Chanel, gli accessori che diventano gioielli, un profumo molto parigino) ha cambiato per sempre il modo di vestire delle donne, che lei vedeva e voleva belle, libere e moderne. A differenza della sua rivale Elsa Schiapparelli (per intenderci, l’inventrice del rosa shocking), che si fece molto influenzare dai surrealisti (Dalì e Giacometti, ad esempio) con i quali collaborò, Mademoiselle Coco rimase indipendente rispetto ai gusti e alle tendenze, riuscendo così a imporre un ideale di eleganza che sopravvive alle mode.
Certo, Coco ha avuto un grande fiuto! Nel 1921 quando i profumi alla page rimandavano stucchevoli e monotoni sentori di violetta, mughetto e rosa, Mademoiselle Coco decise che voleva “creare una fragranza diversa da tutte, ma che non è mai esistita, un profumo da donna che sappia di donna”. Questo chiese a Ernest Beaux, figlio dell’essenziere degli zar di Russia ed ovviamente, la ottenne.
Come sempre, decise lei; sniffò, scartò, s’innamorò e scelse… Il campione n° 5. Beaux si accorse solo in un secondo tempo di avere esagerato con un componente della formula ma a Mademoiselle piaceva così e lei non era certo il tipo che amava essere contraddetta.
Da quello che può sembrare un errore, nasce uno dei nasi più celebri della storia, quello di Coco. E, grazie ad esso, prende vita Chanel n°5, un profumo innovativo anche nel nome, un profumo che diventa leggenda, un sogno a disposizione di ogni donna, un’esperienza da condividere con Marilyn Monroe che ne indossava solo due gocce per andare a letto… Beh, ad una comune mortale ne sarebbe occorsa qualche goccia in più per sentirsi femminile, sensuale, seducente e maliziosa come Marilyn, ma l’effetto è da quasi un secolo una certezza!
“Neroli, ylang-ylang, rosa di maggio di Grasse e gelsomino, il tutto sommato per la prima volta all’aldeide, una materia prima sintetica, che ne ferma l’intenso bouquet rendendolo persistente. Anche in questa scelta, Mademoiselle Coco si dimostra una vera innovatrice, una sperimentatrice senza eguali.
“Less more” divenne il suo motto ed ecco che lo Chanel n°5 si veste di una bottiglia di vetro semplice e squadrato con la scritta in bianco e nero (i colori preferiti di Coco), essenziale ed elegante come era nella cifra stilistica di Mademoselle. Un’opera d’arte, sempre vibrante di sensazioni e charme, che dal 1959 è esposto al Museo d’Arte Moderna di New York.
N. 5 è dunque il figlio prediletto, diventato un mito. Ma non il solo, visto che a lui ne seguirono molti altri: il n. 22 del 1922, “Gardénia nel 1925, “Bois des Iles” del 1926, “Sycomore” e “Une idée” del 1930, “Pour Monsieur” del 1955. Assolutamente memorabile anche Chanel n. 19, nasato nel 1959 per celebrare la nascita di Mademoiselle, appunto il 19 agosto!
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, all’apice del successo, Coco chiude la maison per ritornare in scena nel 1954, a 71 anni, affrontando la nuova realtà, i giovani concorrenti (Dior… per citarne uno) e i critici che la ritenevano ormai vecchia e finita. Ed è tornata a trionfare, prima in America, poi di nuovo in Europa.
Fino all’ultimo, anzi, potremmo dire ancora oggi non ha smesso di combattere: regale e generosa, impetuosa e collerica, incredibilmente elegante, dalla fragranza unica.
Rossana Conte per malacopia
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