Comincio secca e assertiva: ogni anno sempre di più, lo spettacolo in Italia perde significato. Mi spiego: si va ai talent per sfondare, i testi e la musica te la scrivono gli altri, provi a farti selezionare a Sanremo e presenti dei brani che mi viene da chiederti dove hai preso il coraggio. Ti presenti in jeans, ti chiedono se sei nervoso e rispondi che no.

E invece cari miei, dovreste essere TERRORIZZATI. Dovreste avere rispetto di quel palco, della sua storia. Perché lì sopra hanno camminato artisti che voi ve li dovreste sognare la notte e svegliarvi madidi di sudore il giorno dopo dalla paura di non essere all’altezza. Il rispetto non lo si perde solo verso le persone, eh. Lo si perde anche verso istituzioni e ideali, figuriamoci verso l’arte. E così siamo stati costretti ancora una volta a una doppia messa in scena: da un lato gli artisti fiacchi e stonati, fuori forma; dall’altro, comici che non fanno ridere e che si permettono anche di sfruttare la memoria di coloro che grandi lo sono stati veramente. Insomma, a me così non sta bene. Io voglio lo spettacolo, sì, ma non a tutti i costi. Voglio e pretendo qualità, e credetemi, non è solo questione di soldi, non è solo perché sono strapagati: è soprattutto una questione di etica. Io da questo Sanremo, come dalle edizioni degli ultimi anni, mi sento tradita.

Ma siccome non sono qui per farvi venire la depressione, mi fermo con la polemica. Perché signori, questo è quel che di meglio riescono a fare oggi i direttori artistici e, francamente, non so se è colpa loro che non sanno più scegliere, colpa del mercato che comanda, colpa dei talent o colpa nostra, che permettiamo a gente magari anche brava a cantare ma senza una minima creatività artistica di mettersi in mostra ovunque e comunque. Il televoto siamo noi, quindi zitti e mosca. “The show must go on”, diceva uno che oggi perderebbe i capelli dal nervoso. Meno male che te la sei risparmiata, caro Freddy.

MA COSA È SUCCESSO?
Dopo avere atteso l’inizio di questo #Sanremo2015 sorbettandoci un preambolo inutile in cui – siete tutti testimoni! – mi hanno copiato il post delle frasi clou (ovviamente si scherza eh… non ho l’esclusiva sulle idiozie), arriva la prima concorrente: Chiara. Più chiara di così non avrebbe potuto: vestita di giallo Stabilo.

Lo capiamo subito, però, che la scelta degli abiti non l’ha fatta Eric Forrester, perché subito dopo arrivano Emma

 

Arisa, senza reggiseno

…e Rocìo Morales, travestita per tutta la serata da spagnola: e vai di rosso, di rouche e di tori.


Insomma, la sagra della polenta taragna. Non che con i cantanti e con la scelta degli ospiti la situazione migliori. Qui il rispetto per la kermesse l’hanno lasciato a casa tutti quando si sono convinti che fosse sufficiente presentare una brutta canzone per fare atmosfera. E ci casca anche Alex Britti, che tenta inconsapevolmente di accattivarsi almeno il presentatore:

Non male come imitazione, non c’è che dire. Anche Grignani, però, ce la mette tutta, e si lancia – proprio sul clou del suo brano – su un classicone intramontabile.

Quando pensi che ormai il fondo è già stato toccato, ecco che arriva qualcuno a portarti un attrezzo per raschiarlo. In questo caso, è proprio Carlo Conti a fornicelo, dando inizio a un teatrino nauseabondo sulla famiglia tradizionale, con l’entrata in scena della famiglia Anania e dei loro ventordici figli. Ok, sono SOLO 16, va bene. Una famiglia che a mio parere è ben lontana dal rappresentare quella media italiana oggi, ma potrebbe tranquillamente incarnarne l’ideale nazionale del 1905. Frasi come “Questo applauso lo facciamo al Signore perché questa è opera di Dio” hanno ribaltato l’internet e anche un po’ il mio stomaco: ma siamo proprio sempre i soliti! La famiglia tradizionale, la kermesse tradizionale e ovviamente super cattolica… siamo nel 2015, per piacere!

Per fortuna che c’è Tiziano ospite, a riequilibrare la situazione: in primis, perché si esibisce in una performance davvero emozionante, appassionata (forse anche troppo):

in secundis, perché ci voleva, finalmente, un artista sul palco dell’Ariston!

Purtroppo, il tutto è stato ampiamente rovinato dal monologo di Alessandro Siani. Un caso per Mulder e Scully: perché proprio lui? Perché proprio a noi? Chi l’ha deciso? Ma soprattutto: perché?

 

 

 

Passato il momento tragicomico, comprensivo di ricordo a Pino Daniele (ma non abbastanza adeguato a mio parere), si torna alla gara. È il turno di Lara Fabian: ed è subito indovina chi.

 

 

Ultimo infarto della serata: la reunion di ALBANO E ROMINA. La cosa che mi ha sconvolto di più non è tanto che siano tornati a cantare insieme o che siano stati invitati come superospiti (che poi, cosa polemizzate: ne avranno fatti di Sanremo, o no? E come dovevano essere presentati, se non come due vecchie conoscenze?), ma che Romina Power sia più figa di me e di tutte le altre concorrenti, alla faccia della ciccia in più e dell’età. Una vera signora. Molto meno signore invece è stato Carlo Conti, che dopo la loro esibizione è scivolato sulla sagra della mortazza esortandoli in mondovisione a darsi il bacino.

Dopo i glitter e i gossip, un attimo per la scienza:

 

Fabrizio Pulvirenti, il medico guarito da Ebola, racconta la sua malattia e il suo sforzo per arginare l’epidemia nelle zone africane colpite.

Il nostro Carlo Gabardini si accorge però di un particolare esilarante:

Chiude la serata NESLI. Non poteva che averla Malacopia, l’ultima parola:

Tra pochissimo, ci vediamo tutti su Twitter per la seconda parte del Festivalone: mi raccomando, gli hashtag ufficiali sono #Sanremo2015, #malaSanremo e #saNremognock (non conoscete le @socialgnock? Male, molto male! Seguitele!): a tutta birra su RaiUno! 🙂

Erika Muscarella per malacopia

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