Il nostro malinvistato di oggi è il tenore brasiliano Max Jota, candidato ai Paris Opera Awards 2014.
Tu e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?
Credo che non esista la malacopia nel teatro lirico. Siccome vengo da un paese di lingua portoghese (Brasile), intendo per malacopia è una bozza che fa (e sul quale ragiona) chi dipinge o disegna. Nel mondo del teatro le prove potrebbero essere considerate “la malacopia”. Sono davvero difficili: bisogna eseguire tutto ciò che pensa e vuole un regista, contemporaneamente seguendo le indicazioni musicali del direttore d’orchestra, qualche volta severissime, in nome della disciplina e del rispetto del pensiero del compositore. È un lavoro che esige davvero molta concentrazione per ore e ore e siccome i tempi sono sempre stretti, non possiamo permetterci di sbagliare. La perfezione e l’eccellenza sono la meta, in tutti i sensi.
Lavoro: di gruppo o solitario?
Ci vuole un lungo lavoro per imparare tutta la parte musicale da solo… Occorre conoscere la parte, l’opera, lo stile, la lingua, superando tecnicamente ogni ostacolo, ogni difficoltà personale. Un lavoro duro dove ci vuole disciplina. Normalmente questa prima fase si svolge sempre con maestro collaboratore dello spartito (pianista) e/o con un insegnate di canto. Poi, il lavoro procede in gruppo con tutti i colleghi, quindo si passa alle prove in teatro. Circa un mese per amalgamare ogni singolo pezzo individuale con l’idea artistica collettiva.
Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?
Il mio lavoro è la mia vita: non sono io che l’ho cercato, ma è lui che ha trovato me! Quindi per me il lavoro è piacere, gioia e molta disciplina. Io la vedo cosi. La vita di un cantante lirico non è facile come sembra, è piena di rinunce fatte in nome dell’arte. Ci vuole una disciplina severa con gli studi e con l’atteggiamento. Siamo sempre disponibili a imparare, sempre aperti a idee e nuove, pronti al cambiamento. Passiamo più tempo al lavoro che a casa nostra: più tempo in aeroporto che con i nostri, più tempo nello studio o in teatro che nel soggiorno di casa nostra. Il viaggio è constante. Ma non per vacanza! Mi ricordo che sono stato 25 giorni a Rio de Janeiro, per lavoro, e non ho visto neanche la spiaggia che c’era davanti al mio hotel, perché non avevo tempo libero per rilassarmi. La disciplina è tutto per un cantante lirico.
Cos’è per te la creatività?
La creatività è l’opportunità di lasciare il pensiero libero su di un determinato tema o in una determinata condizione e permettergli di produrre qualcosa a modo suo…
Creativo è anche utile?
Non necessariamente. Creare qualche volta può essere banale o estremamente necessario, dipende dall’obbiettivo. Se qualcuno vuole sentirsi utile, potrà fare delle sue doti creative un bene comune, e cosi sentirsi un essere necessario allo sviluppo collettivo. A me, la seconda opzione sembra più degna!
Un’idea per il futuro.
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