Malinvista all’attrice, amica carissima di Malacopia, Mirella Mastronardi (voce degli audioracconti malacopia a cura de lavocenellibro.com, ndr.).
Tu e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?
A casa mia la “malacopia” si chiama “brutta copia”, ne ho fatte tante e ne faccio sempre di meno. Forse perché ho imparato, con il tempo, a elaborare le “malacopie” nella testa. Immagazzino tutto come in una dispensa, appunti, visioni, sogni, battute dette e sentite, colori, odori, situazioni, paradossi, emozioni. Conservo tutto e a volte per non dimenticare scrivo su pezzetti di quaderno, che poi puntualmente perdo. Così la mia testa resta l’unico magazzino certo. Poi centrifugo tutto. A volte il risultato è bianco, pulito, profumato. Altre volte è una confusione di colori. Ma il profumo resta e forse è anche più buono.
L’episodio? mi viene in mente la mia maestra Myriam, donna meravigliosa. Voleva che prima pensassimo a ciò che avremmo scritto. Ecco, io spero di pensare con tutto il corpo e non soltanto con la testa.
Lavoro: di gruppo o solitario?
Dipende, alcuni miei testi per il teatro sono necessariamente stati scritti in solitudine. Ma amo lavorare in gruppo, con persone a cui voglio bene, che stimo. Del resto vengo dal teatro, e lì da soli non si fa nulla, per fortuna. Si impara a rimanere concentrati anche nel turbinio delle idee altrui. Persino nella scrittura mi piace lavorare in gruppo, mi diverto. Ma prima viene sempre una parte di lavoro solitario in cui coltivo e proteggo le cose e alimento il mio immaginario.
Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?
Lo vivo con una gioia difficile da raccontare. Allo stesso tempo esercito il mio lavoro ogni giorno. Cerco di imparare sempre, e quando penso di saper fare, inizio a preoccuparmi, a cambiare un po’ la rotta, a mettermi in disequilibrio, fuori dagli schemi che conosco già. Così sono sempre al lavoro, e sempre gioiosa.
È una pratica quotidiana, un lavorio dell’essere. Un’abitudine a vedere dietro l’apparenza. Una ricerca. E poi creatività è naturalezza e coraggio, la costruzione di un mondo con le proprie leggi. Quando è arte, questo mondo sopravvive a chi lo ha creato, altrimenti resta lì, importante per se stessi. Il che comunque non è poco.
Creativo è anche utile?
Nella misura in cui fa nascere un cambiamento positivo per se e per la propria vita. E quando crea immaginari di libertà.
Il futuro del mondo? del mio vicino? del mio gatto? non avendo gatti , vi dico come immagino il mio, di futuro: spettacoli da attrice, drammaturgie e sceneggiature da scrivere, “lavocenellibro.com” da far crescere come una pianta in primavera.. Immagino il mio giardino sempre più in fiore, la mia casa da ampliare, i miei amori da coltivare. Continuo? Tante idee, ma sopra tutte una: vivere felici in armonia, con speranza.
…con amore
Mirella Mastronardi e malacopia
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