“Dall’Io al Noi”: Riccardo Castagnari, attore e cantante, si svela nella malinivista!
Tu e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?
La brutta copia, la prima stesura, il progetto buttato giù prima che scappi via. Pagine e pagine, una volta; adesso, col computer, è un copia-incolla-modifica. Si risparmia tempo e spazio nei cassetti, anche se la fascinazione della carta e dello scritto a mano è impagabile. Correzioni in rosso, cancellature, note a margine a matita, asterischi e rimandi che non sapevi più come differenziare l’uno dall’altro, inserti volanti su pezzetti di foglio attaccati, al punto giusto, con lo scotch… Un altro mondo che, se riscopri dopo anni, è un mondo fantastico. Questo il computer, indubbiamente, ce l’ha tolto.
Lavoro: di gruppo o solitario?
Ultimamente il mio potrebbe sembrare un lavoro solitario, i miei ultimi spettacoli sono quasi sempre un “one man show” che scrivo e dirigo da solo. Sono anche cantati però, ecco perciò che un’altra persona si aggiunge, il maestro di pianoforte, che da 13 anni a questa parte è sempre Andrea Calvani, con il quale si è stabilito un lavoro in tandem ben coordinato e in sintonia perfetta. Certo è che la fase scrittura non riuscirei a condividerla con altri: è un percorso troppo personale, perché poi quelle parole mi ritroverò a pronunciarle io e quindi quella musicalità che devono avere nasce da dentro, da una esigenza particolare che può partire solo da me.
Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?
Una necessità. Un’esigenza di tirare fuori quella cosa che da giorni ti ronza in testa. Tanto che ci pensi continuamente. Ti fermi addirittura con l’auto e accosti per scrivere quella battuta, quel pensiero, quella traccia che poi sviluppi a casa una volta arrivato. Tanto che adesso in macchina mi sono organizzato con un piccolo registratore perché le fermate erano troppe e troppo frequenti. L’impegno e il divertimento di dare una forma a qualcosa che prima non c’era e che poi dalla carta passerà al palcoscenico. Sicuramente la mia avventura professionale più grande è stata quella su Marlene Dietrich, spettacolo che sto portando avanti dal 2001 e con il quale sono stato anche a Città del Messico e a Parigi. Se ripenso a come è nato, quasi per gioco, per scommessa, mi sembra davvero tutto un sogno. Quindi posso dire che il mio lavoro è senz’altro… Il sogno che si realizza.
Cos’è per te la creatività?
Creatività è sfondare un “muro” e andare a prendere qualcosa dall’altra parte. Varcare una soglia. Non per niente si aspetta l’ispirazione. Credo sia davvero qualcosa di mediatico, di trascendentale. Un mezzo che ti mette in contatto con la tua parte superiore, animica, con il tuo Sé.
Creativo è anche utile?
Sicuramente è utile per chi la esercita. È una sorta di percorso catartico che riesce a tirati fuori quello che hai dentro in quel particolare momento della tua vita. Se riesce ad essere utile anche per gli altri, allora possiamo dire che è arte. E in quanto tale non solo è utile ma anche necessaria.
Un’idea per il futuro.
Parlare di futuro in un momento in cui tutto attorno a noi sembra volercelo rubare non è facile. Si potrebbero dire cose facilmente retoriche o banali. Quando tutto ti crolla attorno, speri di riuscire a spostarti un po’ più in là, come dice una famosa canzone di qualche anno fa. L’ideale sarebbe spostarsi in gruppo, un po’ più in là, uscire da quell’individualismo che spesso nasconde un egoismo sotterraneo neanche tanto nascosto. Un’idea per il futuro potrebbe essere l’augurio di passare dall’Io al Noi. Allora, probabilmente, tanti problemi si potrebbero risolvere meglio e più facilmente.
…con amore
Riccardo Castagnari e malacopia
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