Malinvista multipla ai nostri fantastici 5 super-amici di malacopia: i mitici Oblivion!!!
Tu e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?
Graziana Borciani: Per me esiste la brutta copia. Alle medie ricordo di aver scritto un tema in brutta copia e dopo averlo ricopiato in bella e averlo consegnato all’insegnante, lei mi ha chiesto di ricopiarlo in bella copia.
Davide Calabrese: Non so cosa sia una malacopia. Da noi si chiama BruttaCOPIA o MALdeiprimitives.
Francesca Folloni: È la brutta copia che non dài al prof, anche se a volte la chiedeva lo stesso. È dove ci stanno le idee d’istinto. Un episodio che non è propriamente adatto ma ve lo racconto comunque, è successo al liceo. Il pomeriggio prima di un compito in classe di storia mi faccio scritto per bene e senza un pastrocchio un falso d’autore che avrei sostituito durante la prova. Purtroppo avevo studiato talmente tanto che il compito scritto in classe era praticamente uguale a quello scritto a casa. Ho voluto comunque provare l ebrezza di fare la malefatta e l’ho sostituito. Poverina.
Lorenzo Scuda: Credo sia un modo per chiamare “la brutta”. A me fa veramente fatica scrivere a mano quindi l’idea a scuola di dover fare un intero compito e poi ricopiarlo per questioni estetiche l’ho sempre boicottata. Fino ad arrivare alla spacconaggine di fare i compiti direttamente in “bella”. Che era un super rischio, tipo roulette russa. Peraltro non dimentichiamo che la mia grafia è veramente inguardabile. Quindi non c’è mai stata differenza fra la bella e la brutta. Ho vissuto una vita di vessazioni e umiliazioni finché non è arrivato Word. Un meraviglioso ambiente virtuale dove nulla era definitivo, dove le cancellazioni non lasciavano traccia e il tuo lavoro poteva sempre essere rifinito senza per forza doverlo licenziare prematuramente. Un aneddoto. All’esame scritto di Semiotica la prof. mi ha chiamato Scudo. Le ho detto che mi chiamo Scuda e lei mi ha risposto che il mio cognome era l’unica parola che credeva di aver decifrato dal mio manoscritto. Poi mi ha chiesto se ero italiano perché quelli che avevo usato non sembravano caratteri occidentali. Le ho detto che se me lo faceva rifare non sarei riuscito a fare meglio. Mi ha fatto leggere il compito ad alta voce. L’esame è diventato orale e ho preso 30. Assieme a 30 insulti diversi per il tempo che le avevo fatto perdere.
Fabio Vagnarelli: È la prima volta in vita mia che sento la parola malacopia. Mala tempora currunt l’ho sentito spesso. Direi quotidianamente. Ma malacopia no. Mi spiace.
Lavoro: di gruppo o solitario?
G.: Di gruppo è molto più stimolante e creativo, ma il guadagno è meglio se solitario.
D.: Di gruppo e allo stesso tempo solitario grazie ai mille vantaggi dell’ipertrofia dell’ego.
Fra.: Solitario perché sono una testa dura, di gruppo perché l’alchimia è magia.
L.: Entrambi. Lunghe ed estenuanti sessioni di gruppo. Che si alternano a periodi di eremitaggio davanti al pc. Troppo poche ferie. Sia singole che di gruppo.
Fab.: Dipende. Non si può fare una cosa un po’ più tradizionale? Magari a due? Sai, sono uno timido e per il solitario mi sento un po’ troppo grandicello.
Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?
G.:Il mio lavoro è stare su un palco e far star bene chi mi guarda. Lo vivo con gioia e generosità.
D.: Evviva. Lo vivo in modo vivo: “lui mi vive dandomi da vivere e io lo faccio vivere vivendo per lui”. Lo penso pensando che pensi a me.
Fra.: Lo vivo: stress, traguardi, magia, faccio troppo, faccio troppo poco, non sono pronta, sono troppo pronta, fatica disumana, potrei fare altro? Non potrei fare altro. Lo penso: essendo donna lo penso due volte contemporaneamente a come lo vivo.
L.: Mi piace, lo odio, mi dà soddisfazione, mi dà frustrazione, non mi fa dormire la notte, non me ne frega granché alla fine, tutte queste cose alternativamente e spesso contemporaneamente. Guadagno troppo poco per quanto lavoro. Considerato che però faccio un lavoro completamente inutile forse è meglio che stia zitto.
Fab.: Io lo penso come un lavoro. Sono gli altri che pensano che non faccio nulla.
Cos’è per te la creatività?
G.: È quella cosa che, mantenuta in vita, ti fa invecchiare più lentamente.
D.: Creatività è scrivere “TIRO” su un pulsante che schiacci, premi, spingi ma di certo non tiri per aprire il portone di casa.
Fra.: Non buttare via niente che può tornare utile nel momento dell’ispirazione. Un grande riciclo visto in una prospettiva tutta mia.
L.: Sorpresa. Quando faccio un regalo mi piace fare una sorpresa. È la stessa cosa. Quando la capisci prima non è abbastanza creativa, e m’incazzo.
Fab.: La creatività è un moto dell’animo. Per non discriminare nessuno è anche una moto dell’animo.
G.: Assolutamente.
D.: Se “creativo” è inteso come l’aggettivo della parola “bilancio”, sì.
Fra.: Non so agli altri, a me sì
L.: Non lo so, forse no, però è bello.
Fab.: C’è stato un Signore che ha Creato in sei giorni un sacco di cose utili. Poi il settimo si è riposato. Quindi direi di sì.
Un’idea per il futuro.
G.: Bisogna essere molto creativi per averne uno.
D.: Beh, di certo. La trovo interessante, grazie per averla voluta condividere con me.
L.: Questa domanda mi ha fatto venire molta ansia.
Fab.: Un Bimbi al contrario. Tu metti una pizzetta e lui ti butta fuori farina, acqua, lievito, olio, sale, pomodoro, mozzarella, origano, emulsionanti, conservanti, grassi polinsaturi aggiunti, esaltatore di sapidità e colorante E123.
Grazie ai FANTASTICI 5! 🙂
…con amore
Gli Oblivion e malacopia
Qui il loro sito ufficiale e qui il loro canale youtube!!!
Qui la nostra recensione al loro spettacolo OtHello, la H è muta…
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