All’inaugurazione dell’installazione Memento Mori noi, malacopia, non potevamo mancare.
JoeVenturi e Matteo Varsallona, con nostro immenso piacere, accettano di scambiare 4 chiacchiere e di raccontarci tutto – ma proprio tutto! – del loro Skull, e di come sia finito in Sala d’Ercole, di guardia al count-down che segna l’avvicinarsi della scadenza di tutte le scadenze. Ci raccontano di quella volta che perse non uno ma ben 4 denti -oggi sapientemente ricostruiti in versione golden- e di come sia stato (vivi?)sezionato più volte per consentire il suo trasporto da un’installazione all’altra. Che col suo 3,5 m di altezza non è certo uno scherzo.
Intendiamoci: Skull sarà pure un teschio ma non è per niente morto. Anzi, vive una vita intensa e burrascosa, si illumina -incantandoci- e, dalle sue profondissime orbite, ci indaga anche un po’ nell’anima.
Memento Mori è stato esposto presso le Sala D’Ercole di Palazzo d’Accursio, a Bologna, dal 25 al 29 gennaio 2012. Speriamo che anche voi siate riusciti a vederlo: lo speriamo VIVAMENTE, è il caso di dirlo.
Adesso veloci, però, che il tempo stringe e il count-down è già partito: cos’è Memento Mori? Leggete l’intervista per saperne di più…
malacopia: Ciao Joe! Ciao Matteo! Grazie per aver accettato di incontrarci oggi! Abbiamo avuto modo di conoscerci durante il SAIEOff, in occasione dell’esposizione di SCARTIdiCANTIERE e il vostro SKULL, che era presente, ci ha subito colpito. Lo ritroviamo qui oggi, inserito nella cornice di Memento Mori , in una veste nuova. Da cosa è nata questa idea?
Matteo: Beh, per quanto riguarda Memento Mori passo la palla a Joe… se volete vi racconto cos’è successo ai suoi denti! Perché sono d’oro? Una volta ce li aveva tutti…
Joe: Sì dai, partiamo dal principio. Questa scultura nasce per Odissee di Pace, un’installazione realizzata presso la Scalo San Donato. Come vedete è un opera di grandi dimensioni e volevamo dare l’idea che fosse stata realizzata in loco. Allora abbiamo pensato di usare “un trucco da prestigiatori”: l’opera è composta da più pezzi che abbiamo realizzato in laboratorio e riassemblato allo Scalo. (E’ evidente che Skull non passa dalle finestre!!!) Ha avuto successo e abbiamo deciso di presentarlo anche in altre occasioni … poi però c’è stato l’incidente: durante il party Omonoia che si è tenuto al Cassero di Bologna in occasione del Festival Internazionale Gender Bender un avventore gli ha strappato quattro denti.
malacopia: Nooooooo! Come gli hanno strappato 4 denti?
Joe: Sì, all’ignoranza non c’è mai fine. C’è poca sensibilità. Secondo noi l’arte è emozione. Le persone che non sanno emozionarsi faticano a comprendere un’opera in quanto tale. Purtroppo in questa spiacevole occasione siamo rimasti sconvolti dal gesto insensato dell’avventore ubriaco, ma soprattutto dall’atteggiamento degli organizzatori della serata e dal direttivo del Cassero che in un primo momento sembravano dispiaciuti dell’accaduto, ma, poi, a seguito di una riunione formale, con poche righe ci hanno liquidato dicendoci che non avrebbero coperto i danni.
malacopia: Ci dispiace molto: è difficile far comprendere il valore di un’ opera d’arte moderna, se poi ci mettiamo anche gli atti vandalici… Però voi siete stati bravissimi e non vi siete persi d’animo perché gli avete ricostruito i denti perduti … chissà che parcella vi ha presentato il dentista!
Matteo: …e gli abbiamo messo pure i denti d’oro!
malacopia: Vero! Ci ha incuriosito questo particolare. Come mai scegliere un effetto così appariscente, per un intervento che oseremmo definire “di restauro”?
Matteo: E’ una scelta simbolica. Nell’immaginario collettivo il dente d’oro è il classico dettaglio del personaggio rissoso, cattivo. Il cattivo ha il dente d’oro. E allora, visto che il nostro Skull è stato coinvolto in questa vicenda – subendola, purtroppo – volevamo che la cicatrice rimanesse visibile. Volevamo anche non dimenticarci di quello che è successo. Se li avessimo rifatti bianchi la gente non avrebbe notato. Li avremmo resi mimetici e la gente non avrebbe capito.
malacopia: è il caso di dire che il Skull “si è fatto le ossa”.
Joe: Fa parte della sua evoluzione, ormai. Abbiamo pensato fosse giusto valorizzare anche questa storia della sua vita.
malacopia: Ci pare di comprendere che questo Teschio non sia per niente simbolo di morte. Anzi ci sembra che stia vivendo un’esistenza molto intensa e travagliata.
Joe: Travagliata soprattutto….siamo sempre in manutenzione . Tra resine e quant’altro. Poliuretano in primis … sostanza sintetica che, in fase di lavorazione, è anche piuttosto tossica. Perfetta per il nostro teschio cattivo.
malacopia: Fantastico. Quindi anche c’è anche una scelta materica legata fortemente all’essenza dell’opera.
Joe: Assolutamente sì. E anche una scelta che rispecchia i consumi della nostra società: ricordiamoci che i materiali usati al giorno d’oggi sono difficili da smaltire. Non sono propriamente sani.
malacopia: …quindi paradossalmente c’è un messaggio subliminale rivolto ad incentivare il riciclo?
Joe: Beh, non intenzionalmente…del resto il nostro Skull non si dissolverà mai!
malacopia: Giustamente! Lunga vita a Skull! Molto più di noi…
Matteo: molto più di noi e…molto più del marmo!!!
malacopia: Ma veniamo al punto di oggi … non abbiamo ancora parlato di Memento Mori!
Joe: Sì, Memento Mori. Inizialmente avevamo pensato di collocarlo davanti alla Certosa di Bologna, ma l’impatto sarebbe stato, forse, eccessivo. Dobbiamo ammettere, comunque, che questa location è ottimale e non è affatto un ripiego di seconda scelta. Anzi, la cornice prestigiosa di Sala D’Ercole e perfetta per valorizzare l’opera e non rischiamo di urtare la sensibilità di nessuno. L’idea di aggiungere il count-down ci è venuta in corso d’opera … è esploso il fenomeno della profezia Maya sul 21 12 2012 … vedremo cosa accadrà.
malacopia: Beh, chi meglio di Skull può vigilare l’evolversi della situazione! Ma , diteci, l’essenza di Skull è buona, in fondo …
Matteo: Sicuramente. Mentre la scultura prendeva VITA ci siamo confrontati e posti l’intento di sensibilizzare le persone. Perché, oggi come oggi, ci perdiamo in cose inutili, senza renderci conto che la MORTE è inesorabile. Spesso associamo l’immagine del teschio alla morte. Lo abbiamo realizzato in grandi dimensioni per enfatizzarne il senso. Ci piaceva, inoltre, porre l’accento sul concetto di valore che attribuiamo alle cose. Prendiamo l’oro, ad esempio: l’oro è inutile. E’ fonte di morte, è causa di guerre. L’unica funzione buona che può avere è quella di essere messo in bocca, a sostituire un dente. Che, ironia della sorte, porterai in bocca fino alla fine.
Joe: Inoltre è stato bello scoprire che ogni visitatore nota qualcosa di diverso nell’opera. Per esempio c’è stato un visitatore (forse un antropologo?)che si è interrogato circa l’etnia del teschio vi ha riconosciuto tratti somatici rumeni …poi ci ha guardato meglio, ha contato i denti d’oro, ha visto che erano 4 e si è corretto: ne ha concluso che è certamente di origine moldava. Qualcuno, invece, ci ha chiesto se è una caffettiera.
malacopia: …c’è da dire che produrrebbe molto caffè! Un’ultima curiosità tecnica: la costruzione dell’opera è frutto di un colpo di genio o di una progettazione travagliata?
Matteo/Joe: Premesso che siamo andati lisci come l’olio. Dall’idea all’ultimo tassello abbiamo proseguito senza intoppi. Se avessimo avuto dei problemi, dato che è un’opera a 4 mani e realizzata essenzialmente di notte, ci saremmo arenati ancor prima di riuscire a esporre allo Scalo. Non avevamo un progetto cartaceo, questo no, però, partendo dalla conoscenza dei materiali, ha preso forma molto spontaneamente. Ce l’avevamo in testa, chiarissimo. E poi ci abbiamo messo cuore e anima!
malacopia: E si vede! Grazie Joe e grazie Matteo per questa bellissima chiacchierata! Torneremo a trovarvi nei vostri atelier …armati di telecamera, sappiatelo!
Joe/Matteo: Grazie a voi! A presto!
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Per approfondimenti: www.joeventuri.com
Le fotografie di quest’articolo sono di: Jive Photographer
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