Non c’è misura nella causa che la nutre….
Molto rumore per nulla con la regia di Loredana Scaramella, dal 22 agosto al 7 settembre al Silvano Toti Globe Theatre a Villa Borghese (Roma).
Ma quanto immensa è la potenza di William Shakespeare? Non riusciremo mai abbastanza ad apprezzare il Bardo londinese! Spesso a messinscene rocambolesche e cervellotiche di opere shakespiriane assistiamo inermi e privi di giudizio, poiché è superfluo il giudizio a qualsiasi commento. Eppure bastano la semplicità e la cura di uno spettacolo lineare e giocoso come questo, in scena fino al 7 settembre presso il Globe Theastre a Villa Borghese di Roma, per farcene gustare ancora tutta la grandezza e la potenza, anche a distanza di 450 anni dalla sua nascita.
Centinaia di parole di questo genio assoluto della letteratura mondiale che ti fanno palpitare, divertire, riflettere ed ispirare. Molto rumore per nulla è una commedia scritta fra il 1598 e il 1599 e racchiude molti tòpoi delle tematiche care a Shakespeare, sviluppati singolarmente in opere ben più famose. La festa, il travestimento, l’amore a prima vista, l’instillazione del sospetto, il tradimento, tutti argomenti che, mescolati insieme e rivisitati, sono pronti per essere rinfrescati e rivissuti in un clima mediterraneo nelle storie dei protagonisti di questa pièce.
Ambientata in un Sud immaginifico, con più precisione a Messina, che al Globe è un Sud fatto di panni stesi al sole ad asciugare ed di acqua fresca, con la quale rinfrescare i propri bollenti spiriti, da prelevare da botole, opportunamente ricavate dal calpestio ai lati del palco. Questi gli unici elementi scenici dell’ottima e riuscitissima regia di Loredana Scartamella – e arricchita di solare musicalità eseguita dal vivo dai bravi virtuosi Michele Di Paolo, Antonio Pappadà e Lorenzo Salvatori. Pizzica e taranta, pezzi ad effetto che animano sia l’intervallo che il finale, in un unica festa della durata di tre ore abbondanti, durante le quali il pubblico non si lascia pregare e sta al gioco dei commedianti lasciandosi coinvolgere in sfrenate danze con gli interpreti della commedia, applaudendo e ballando.
Amori speculari fra Ero e Claudio e Beatrice e Benedetto, oscurati ed offuscati dal livore di Don Juan, fratello del Duca Don Pedro, qui commissario straordinario ed anche un cupido dalle lievi sfumature omosex, ben reso da Federico Ceci. Il lieto fine mette tutti d’accordo in un unico straordinario significato: il rito magico del teatro.
La traduzione è a firma della stessa regista Loredana Scaramella e dell’interprete principale Marco Santopietro, non nuovo alla scrittura drammaturgica, che parecchio ammicca spingendo il pedale sul comico soprattutto con l’arrivo de La Ronda. Strafalcioni e miscugli linguistici fra calabrese e napoletano rendono questo siparietto trascinante e gustoso, soprattutto per la bravura di Carlo Ragone nei panni di un Corniolo claudicante e pirata canterino e delle due guardie Jacopo Crovella e Federico Tolardo, il cui ingresso è una pantomima circense di delicata e lunare dovizia teatrale.
A parte la sensibilità conclamata di Fausto Cabra e Mimosa Campironi nei panni di Ero e Claudio, già apprezzati nel Romeo e Giulietta a regia del direttore artistico della manifestazione, Gigi Proietti, meritano una menzione particolare i due interpreti dei personaggi cardine della commedia: Beatrice e Benedetto, opposti e complementari. Ciò vale per quel ‘diavolo in corpo’ di Barbara Moselli, bisbetica calcolatrice e puntigliosa ‘che non tiene a freno la lingua’ ma altrettanto gattona e piena di moine quando scopre finalmente riamata l’amore, che scandisce il suo dettato in maniera eccellente, e per il non meno bravo Mauro Santopietro, guascone e sbruffone ma con una sensibilità impeccabile, con i suoi tic, i suoi silenzi, le sue pause, le sue mossette, preziose quanto se non più delle parole. ‘Il silenzio è l’araldo perfetto della felicità’ e ‘se a cupido avanzerà qualche freccia’ andrà sicuramente a destinazione per questi due intelligenti talenti, puri quanto spontanei.
Da segnalare anche la coppia composta da Don Juan di Matteo Milani, anche cantante dalle doti inaspettate, e il seducente Borracio di Alessandro Federico.
Mario Di Calo per malacopia
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