Suoni e Profumi danzano. Spesso un pas de deux. Si legano ai ricordi: c’è la canzone del primo bacio, c’è il profumo di mamma e c’è quello di casa.
Possono essere percepiti a distanza, e, nel caso del profumo non solo a distanza di metri, ma anche a distanza di tempo! Vuoi mettere la gioia di entrare in una stanza e riconoscere il profumo (o il tanfo!) di chi ci ha preceduto?
Inoltre hanno un comune destino lessicale. La difficoltà, per chi non è un “addetto ai la lavori”, nel trovare loro una definizione efficace. Così come per i suoni, anche per i profumi, infatti, per riuscire a descriverli si ricorre ampiamente a figure sinestetiche e similitudini. Del resto chi è mai stato punto da un profumo pungente? Chi mai ha sollevato un odore pesante per verificare se lo fosse veramente? E sono certo che nessuno avrà mai visto un’aria fare dei capricci, nonostante la certezza che fosse viziata.
I destini si intrecciano ancor più saldamente quando di profumo facciamo parlare gli esperti che ci tiran fuori le note olfattive, che sono quelle particolari essenze e quegli odori che permettono di identificare un profumo. Le note vengono organizzate in una piramide olfattiva, ossia una rappresentazione “geometrica” della loro disposizione, del loro “ordine di apparizione e di uscita di scena”. Questo ordine è diviso in tre macro blocchi: le note di testa, note di cuore e note di fondo: la stessa struttura organizzativa di molti componimenti musicali, tra cui quello -celeberrimo– della sonata.
Così come la musica, quindi, anche i profumi hanno una “partitura” e sviluppano nel tempo una specifica melodia che combina essenze, timbri, note.
Ed il destino di queste note è quello di spandersi nell’aria, dare un colore al vuoto, connotarlo, attivare emozioni e ricordi. Sarà per questa inclinazione che udito e olfatto sono oggetto di studio da parte degli esperti di marketing. Lo scopo è poterli sfruttare come potenti canali occulti di persuasione dell’ignaro acquirente.
Se questo vi richiama alla mente stalle con mucche che si rilassano al suono di Mozart per produrre più latte (le migliori sono quelle di Dortmund, che non solo ascoltano musica, ma assistono a concerti privati realizzati dall’orchestra cittadina apposta per loro -e producono un latte buonissimo, ma di questo parleremo nel mese del gusto!) sappiate che la nostra sorte non è poi così diversa: negli uffici giapponesi si sperimentano terapie olfattive per far migliorare benessere e produttività dei dipendenti mentre la musica diffusa nei negozi influenza il nostro comportamento di acquisto.
Ma il connubio tra profumo e musica ha prodotto anche mostri, portenti e strane chimere: dai fiori che non hanno odore di Mimi della Boheme di Puccini (qui interpretata dalla Freni e qui cantata da Mina nel ‘72) a quell’indissolubile quanto discutibile associazione tra la musica di Prokof’ev e il profumo Egoiste: non esiste bipede senziente che fosse davanti alla tv negli anni ‘80 che non lo ricordi. Con imbarazzo anche. E profumano le voglie della Nannini così come gli spiriti adolescenziali che ti portano al Nirvana.
Ma l’arpeggio olfattivo più famoso è quello creato da Madame Lanvin nel 1927, amato da dive come Jayne Mansfield, Rita Hayworth, Jacqueline Bisset e Wanda Osiris. Il profumo è il regalo che la stilista fece alla figlia pianista per il 30mo compleanno. La figlia stessa scelse il nome per questa fragranza: “Arpege”. Sulla boccetta madre e figlia danzano a ritmo di musica. E a dispetto di tutte le star e starlette che intasano i banchi del supermercato coi loro profumi, questa melodia continua ad essere di moda anche dopo quasi 100 anni.
Diego Schiavo per malacopia
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