Not Here Not Now di e con Andrea Cosentino – regia di Andrea Virgilio Franceschi al Teatro Litta di Milano dal 18 febbraio al 2 marzo.
Nel Caffè del Teatro Litta c’è uno dei miei nuovi posti preferiti di Milano: un angolino gioiosamente kitsch, con poltrona, sedia e tavolino zebrati. Seduto sulla poltrona come Blofen, aspetto di entrare in sala per vedere “Not Here Not Now” di Andrea Cosentino, mentre leggo le brochure.
Nel foglio di sala si menziona ossessivamente Marina Abramovic e nella mia testa scatta l’allarme rosso, perché la Oprah Winfrey dell’arte contemporanea è solo il temporaneo parafulmine dell’antica domanda sulla figura dell’artista rispetto all’opera d’arte e dell’arte rispetto alla società.
Avevo visto Cosentino anni fa e mi ero divertito sul serio, lo conoscevo come un attore dalla fantasia sfrenata, pieno di auto-ironia e dall’umorismo incisivo. Penso “anche lui è entrato nel tunnel del Metodo?” e mi preparo al lutto.
Lo ringrazio di aver smentito i miei timori.
Inizia lo spettacolo e parte una video-proiezione di una performance di Marina Abramovich. Però Marina Abramovich è Andrea Cosentino. Poi entra nel video anche Andrea Cosentino che è Andrea Cosentino, si fissano a lungo, il pubblico ride. Non vado oltre con gli spoiler.
Questa immagine ridicola è solo una piccola tessera del mosaico di domande che l’attore di Chieti assembla durante lo spettacolo.
Perché Cosentino è fatto così, è uno di quegli artisti acuti che ama prendersi gioco di chi si prende troppo sul serio, e che però libera la sua ironia solo dopo essere entrato all’interno dell’oggetto che studia. E, come la Abramovich, si inserisce all’interno della sua opera d’Arte. Cosentino fa di sé stesso un’opera d’arte, ma definisce l’opera uno sgorbio.
L’attore mette in scena i pensieri che attraversano la sua mente di performer durante l’esibizione, deride i suoi stessi strumenti del mestiere mentre li utilizza, decostruisce il suo essere artista per scoprire la sua umanità, il suo umile imbarazzo di essere un piccolo uomo, e trascina con sé la Abramovich e tutta l’arte. Tra un gioco con l’iPhone appena comprato, l’imitazione della madre abruzzese e una traduzione simultanea con una Barbie, Cosentino usa una maschera dopo l’altra per poter esprimere i suoi reali dubbi sul ruolo dell’artista, sul sottile confine tra arte e marketing, quando”più scompare l’arte, più appare l’artista”(.cit).
Adesso basta con la sviolinata che poi sembra che mi abbia pagato.
Lo spettacolo merita attenzione e, come ci tiene a sottolineare Cosentino stesso, il biglietto costa poco. È una di quelle produzioni indipendenti che fanno bene al teatro in un momento in cui il teatro si sforza di dimostrare la sua necessità al pubblico.
Adesso la smetto con le figure retoriche, sono solo i postumi dello spettacolo.
Regalerei volentieri un biglietto alla Abramovich.
… malacopiosamente
Il Sunda
Not Here Not Now, di e con Andrea Cosentino
regia Andrea Virgilio Franceschi – video Tommaso Abatescianni
produzione: LITTA_produzioni – Pierfrancesco Pisani in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival
E45 Napoli Fringe Festival con la collaborazione di Litta_Produzioni/Associazione Olinda/Infinito srl/Teatro Forsennato
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