OtHello, la H è muta… con gli Olivion: Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, Teatro Duse, 25 gennaio 2014.
Per tutto il ‘700 e oltre il dramma Shakespeariano fu messo in scena come una farsa, tanto che alla prima verdiana (e stiamo parlando del 1856!) il pubblico, ancora convinto di vedere una commedia, insorse, trovandosi di fronte ad una ferocissima tragedia…
Illuministi e illuminati gli Oblivion hanno saputo in un solo spettacolo compendiare l’intera filogenesi del dammone inoculandogli, quasi ad antidoto, la magia del grande varietà del sabato sera.
Del resto sussidiario è il sottotitolo di un altro loro divertentissimo spettacolo: i nostri con i testi scolastici van parecchio d’accordo. E non solo. La singolarità di uno show degli Oblivion è prorpio questa: la capacità di riportarti felicemente tra i banchi di scuola. Ehi, non ho detto durante le lezioni -no- ma proprio tra i banchi! Nei loro spettacoli si sente l’eco della campanella e il rumore delle merendine scartate, l’odore di sigaretta nei bagni e il profumo di libri, zaino Invicta, matita e diario.
Sul palco, però, non ci sono i secchioni. Per niente. Ci sono i compagni di classe bravi, quelli che capivano tutto al volo e che sembravano non fare mai fatica. Non li vedevi mai studiare. Quelli che ti passavano i bigliettini durante i compiti e qualche volta te li chiedevano, che ti davano una mano a studiare, ti facevano ridere e i pomeriggi assieme erano una pacchia. Quelli che alla fine arrivavi all’interrogazione e la passavi ed erano più contenti loro di te!
Davide, Fabio, Francesca, Graziana e Lorenzo, sono questi.
Si sono messi di fronte a due mostri sacri come Shakespeare e Verdi, li hanno presi a braccetto e si sono messi a scherzare con loro.
Il pubblico del Duse ha gradito. Dieci minuti di standing ovation a fine spettacolo. In piedi c’erano tutti: dalla vecchia parruccona al ragazzo delle medie, che dava l’impressione di aver messo piede a teatro per la prima volta.
Grandioso esempio di trasversalità della comunicazione, in Othello (la H è muta) i magnifici cinque danno sfoggio, senza mai abusarne, di tutte le loro capacità di attori, cantanti, mimi e cabarettisti. La scrittura è solida e fluida, brillante, ritmata (questo è il loro primo spettacolo-parodia e porta la firma di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda). Gli esercizi di stile con cui a volte re-interpretano le battute dei personaggi (“dilla come se fossi Piero Angela”) danno modo loro di provare le innegabili doti attoriali, di imitatori e di comici, passando da Dario Fo a Vasco Rossi con un’agilità impressionate. I loro giochi musicali e vocali (accompagnati dal vivo dal maestro Denis Biancucci, che si dimostra un vero partner in crime) sorprendono, divertono ed irretiscono.
Esci dal teatro con quella sensazione lì, di aver rivisto i tuoi compagni di classe, quelli simpatici e bravi davvero, quelli che davvero non puoi non amare, che tu sia la maestra dalla penna rossa, il somaro dell’ultimo banco o la secchiona stitica che -la versione di latino- non l’ha mai data a nessuno.
Diego Schiavo
… for malacopia
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