IRIS canale 22 del Digitale terrestre, in coerenza con la sua linea editoriale di promozione dei grandi film che hanno fanno la storia del cinema, quelli da improvvisi scatti surprise sul divano, ogni lunedì, in prima serata, ripropone Hitchcock, ovvero giallo, suspense, colpi di scena e molto di più.
Il 22 settembre è andato in onda Gli Uccelli, in una versione meravigliosa, restaurata e presentata nel 1999 a Locarno, alla presenza della protagonista Tippi Hedren, dai meno appassionati di cinema ora ricordata piuttosto come la madre di Melanie Griffith – Banderas.
Il maestro del brivido lo realizzò nel 1963, designando come protagonisti il bellissimo e misterioso Rod Taylor e la già citata Tippi. Il dibattito sul significato di questo film è durato diversi anni e ancora oggi se ne discute soprattutto nel salotti borghesi e tra gli appassionati di cinema.
Melanie Daniels, una ricca e bella donna di città, incontra casualmente in un negozio di animali un affascinante e rampante avvocato, Mitch Banner, sguardo magnetico e bicipiti ben visibili anche sotto giacca e cravatta.
La donna viene schernita dall’uomo, che la scambia di proposito per una commessa, per vendicarsi della tracotanza di qualche anno prima da imputata per guida in stato di ebbrezza.
Ovviamente Melanie, seguendo un costume tipico delle belle donne, che non riescono a comprendere perché non suscitano negli uomini il vento in poppa, non pensa, nell’immediato, come una qualsiasi ossigenata dei nostri tempi, che lui sia gay (altrimenti non si spiegherebbe razionalmente il rifiuto), ma ovviamente si mette in viaggio per la cittadina di Mitch, Bodega Bay, con il fermo proposito di dare soddisfazione al suo orgoglio ferito (pessima idea).
Quando arriva a destinazione si frappone tra lei e il sexy Mitch un nuovo ostacolo, non preventivato e frutto di un errore di ingenuità (Lucy Van Pelt avrebbe sconsigliato il tour al mare). In coro le signore spettatrici al cinema avranno dentro di sé urlato: “Ma come Melanie, secondo te perché un bonazzo, ricco e con buona professione, ad una certa età ancora è scapolo e vive nella casa natale?”.
Entra così in scena mammà Lydia, antesignana della tipologia della madre di Mario Merola, quella che per intenderci nella sceneggiata napoletana piange sempre per la malasorte del figlio maschio e si autoelegge al ruolo distruttivo di Giocasta post-moderna come in una tragedia greca.
A questo punto Bodega Bay viene divelta dalle fondamenta e bersaglio delle forze della natura. Stormi di uccelli si abbattono sulla cittadina marina, seminano panico, sembrano desiderosi di sangue umano. Nessuno riesce a trovare una spiegazione della follia dei pennuti, solo una donna in preda al panico osa accusare acriticamente Marnie, che, piangendo per essere ingiustamente designata dalla comunità come capro espiatorio, corre a trovare conforto nei pettorali di Mittch (“ahhh”… sospiro del coro delle donne).
Il tram tram degli assalti degli uccelli prosegue senza sosta, finché, nel finale, Melanie, ridotta in fin di vita dalle creature diaboliche del cielo, spinge Mitch a fare armi e bagagli e partire alla volta di S.Francisco, con madre (non si rinuncia alla cucina bona di mammà e alla camicia stirata), sorellina e pappagallini, e la povera Melanie in brandelli.
In realtà l’interpretazione de Gli Uccelli, apparentemente sfuggente, diventa piuttosto nitida se si ripensa al rapporto di Hitchkock con le donne. La stessa Tippi/Melanie, a Locarno, nella già citata occasione, raccontava di quanto fu duro il suo provino e di quanto il regista sadicamente l’avesse trattata male prima di darle la parte.
Le forze della natura sono simbolo dell’invasione del nido. Incosciamente Lydia sente il proprio territorio invaso, si ritrova a confrontarsi con la donna seducente, che un tempo fu lei, avverte che perderà il confronto e perderà soprattutto il bel Mitch, nella sua testa eletto al ruolo di incestuoso marito. Il suo disappunto scatena le forze della natura che sconvolgono il cosmo e provano a distruggere e a cancellare dalla scena capelli biondi, smalto, Chanel n.5 e tacco 12. Melanie non demorde, resiste e sogna assolutamente l’amplesso con l’uomo che non deve chiedere mai e incosciamente, come tutte le donne egocentriche, di ridurlo in suo potere.
Proprio quello che avvenne tra ALFRED e TIPPI: lei voleva la parte (Mitch), lui la fa tribolare per averla (pennuti indiavolati). Alla fine, pur con esaurimento nervoso incluso, Tippi la ottiene (conclusione salvifica del film).
Come in tutte le storie complesse c’è una morale spicciola ma di grande spessore: passioni volatili riducono la donna in polvere. Meglio rimanere con il tacco 12 con i piedi ben piantati in terra.
Franz Iaria per malacopia
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