I cinque sensi sono l’interfaccia fra noi e il mondo. Tutte le nostre emozioni, gioie e paure, dipendono in ultima analisi da essi. La totalità dei nostri pensieri è condizionata da come percepiamo tutto quello che ci circonda.
Non so se l’interpretazione scientifica dei nostri sensi possa togliere poesia a tutto ciò, ma per me è di un’incredibile semplicità e bellezza. Il fatto di poter percepire il mondo, e di permettere al cervello di interpretarlo, si riduce infatti a un’unica categoria di fenomeni: è tutto una questione di correnti elettriche. Se sommassimo assieme tutta la corrente elettrica che continuamente fluisce nel nostro corpo, avremmo qualcosa come 100 ampere. Pazzesco vero?
Dipende tutto dal fatto che gli atomi, che compongono noi stessi e tutto il resto, contengono particelle cariche al loro interno, gli elettroni, e che quindi quando tocchiamo, ascoltiamo, annusiamo, guardiamo, assaporiamo, è tutto uno scambiarsi di mini impulsi elettrici tra le nostre terminazioni nervose, fatte di atomi, e tutto il resto, anch’esso fatto di atomi. Gli atomi, infatti, si parlano attraverso i rispettivi elettroni. Tutta la chimica non è altro che un continuo parlarsi fra elettroni di atomi diversi. L’incredibile varietà del mondo sintetizzata in un unico processo fondamentale: l’elettromagnetismo.
Prendiamo il profumo: perché distinguiamo con l’olfatto uno spaghetto alle vongole fumante da una torta appena sformata? O l’odore della benzina (buonissimo!) da quello, meno buono, di un pesce andato a male? La spiegazione scientifica è che nel nostro naso esistono dei “recettori” dedicati all’olfatto. Ognuno di noi ha circa 400 recettori all’interno delle narici, per un totale di circa 5 milioni di cellule dedicate. Per confronto un cane ne ha più di 200 milioni. I recettori hanno terminazioni nervose che comunicano con il cervello, che è sempre la sala controllo di tutto. Quando le molecole “odoranti” emesse da una sostanza penetrano nel nostro naso, entrano in contatto con questi recettori.
Il contatto tra molecole odorose e recettori, però, non è casuale: dipende dalla forma e dalla struttura della molecola. Molecole di un certo tipo si agganciano soltanto a recettori del tipo giusto, un po’ come i tasselli di un puzzle. Se non c’è compatibilità tra molecola e recettore non se ne fa niente.
Quindi ogni tipo di molecola è in grado di accendere pattern ben specifici con i recettori del nostro naso. E siccome ogni recettore invia i suoi specifici impulsi elettrici al cervello, ogni pattern, e quindi ogni tipo di molecola odorosa, avrà il suo insieme di impulsi elettrici che la caratterizzano, e che il cervello saprà pertanto associare a un odore ben definito. Non è bellissimo?
Studi recenti però sembrano indicare che la situazione potrebbe essere un po’ più complessa (e te pareva!?). Infatti si osserva che alcune molecole di forma e struttura praticamente identiche hanno odori completamente diversi. Inoltre 400 recettori sembrano essere pochini per rendere conto della grande varietà di odori che percepiamo. In pratica certe molecole, pur essendo simili in forma, accenderebbero pattern diversi fra loro sui recettori. Perché?
La spiegazione sembra essere in un meccanismo “quantistico” (quel settore della fisica che ci descrive la materia su scala atomica e ancor più piccola) e legato a come vibra una data molecola. Le vibrazioni delle molecole potrebbero indurre nei recettori uno strano (ma ben conosciuto) fenomeno del mondo atomico che si chiama “effetto tunnel”, che in questo caso permetterebbe ad alcuni elettroni di penetrare facilmente all’interno dei recettori anche se di norma sarebbe a loro proibito perché non ne avrebbero l’energia sufficiente. In questo modo molecole di forma simile, vibrando in modo diverso, accenderebbero recettori diversi, manifestandosi quindi con aromi diversi.
La prossima volta che annusiamo un fiore o un soffritto ricordiamoci quindi dell’iradiddio che sta succedendo a livello atomico all’interno del nostro naso, a nostra totale insaputa. Spoetizzerà forse la sensazione indotta dal profumo che stiamo inspirando, ma lo vestirà di una nuova incredibile magia.
Stefano Marcellini per malacopia
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