Zibba e gli Almalibre in concerto al Bravo Caffè (Bologna, 9 aprile 2014)
I viaggiatori arrossiscono al tramonto. Fermi sulla banchina in attesa dell’imbarco. Le donne stringono per mano i bimbi e sulla testa i cappelli, il vento fischia e rincorre le nuvole. C’è eccitazione, voglia di salpare, c’è voglia di viaggiare. C’è voglia di esserci, c’è la voglia di entrare in una fiaba e vedere posti tropicali o antiche rovine, elfi dei boschi e leprecauni, fiordi e vichinghi… Perché il vero viaggio, diceva Proust, non è cercare nuove terre ma avere occhi nuovi. E via, allora, diecimila leghe sotto il mare o su cime tempestose!
Ad un tratto, tutto si fa silenzio e si ascolta: dal fondo del mare una musica sfumata e poi sempre più distinta, fin quando una banda di musicisti compare su una zattera a vela che attracca in porto. Tutti, proprio tutti, salgono sulla zattera e prendono posto sotto le lampade di carta ondeggianti. Sono tanti i viaggiatori ma quanto posto c’è nella fantasia! Anima libera, anime libere si librano sull’onda e sorridono al ritmo delle increspature.
Percuotono le percussioni, si abbassa il basso, il sax di sasso, la chitarra tira e parte la voce. Zibba è lì al centro e la ciurma intorno. Lui è un po’ pirata, si capisce che è cresciuto a whisky e latte di sirena. Ha la voce forte e decisa come le funi tese ma, al contempo, suadente come la risacca. Ti culla rassicurante, esige fiducia che non puoi non dargli. Pirata buono o gentiluomo, che importa, non puoi fare a meno di credergli e sorridi contento. Ma… occhio! Quando meno te l’aspetti il pirata ti colpisce, la sua voce ti raschia dentro per far vibrare le tue corde insieme alle tue. E la ciurma suona, oh sì, e come suona! Non è necessario il palco del Tenco né quello di Sanremo, la ciurma è sempre a suo agio perché – si sente – ama suonare. Un bel suono pulito ed elegante, una ben riuscita amalgama. Autentica, senza fronzoli. E intorno i viaggiatori bevono e sorridono, cantano e battono le mani.
Le canzoni, quelle belle canzoni, ben scritte e ben suonate, si levano dall’acqua e galleggiano nell’aria. Una nuova luce le illumina, quella intima e raffinata della luna, spettatrice muta all’orizzonte. I viaggiatori cantano, intonano col pirata i suoi classici, “Margherita”, “La notte che verrà”, “Nancy” e “Anche se oggi piove” ma anche la recente e apprezzatissima “Senza di te”. Non meno coinvolgente la bella “Senza pensare all’estate”, bussola della nuova rotta. E restano rapiti i viaggiatori, a bocca aperta ad ascoltare la poesia di “O Mae Mà” e di “Una parola illumina”, incantati dal pirata buono vestito da pifferaio magico nella stupenda “Dove i sognatori son librai”.
“La nave passa dove i sognatori son librai
e a scrivere poesie sono i fornai
le mani del colore della terra
e occhi rivolti verso il mare”.
E quando si torna in porto, ancora una birra per smaltire la malinconia del viaggio concluso. Ma c’è anche voglia di partire di nuovo e di seguire il pirata buono con la voce da sirena e la musica delle sue anime libere ancora… e ancora… e ancora…
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