Pop Art Design. Un viaggio di forme, colori e creatività fra gli anni Cinquanta e Settanta. In mostra circa 200 creazioni di oltre 70 artisti da Wharol e Lichtenstein, da Pesce a Kauffman. Fino al 9 febbraio 2014 al Barbican Center di Londra.
Inaugurata lo scorso 22 ottobre, a Londra, Pop Art Design mette in scena la forma, il colore, l’estro artistico dei grandi autori della Pop Art fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Un movimento che ha influenzato il mondo della pubblicità con incursioni continue fino ai nostri giorni. Si mette in evidenza lo scambio di idee tra artisti pop e i designer contemporanei con la presentazione di circa 200 creazioni di oltre 70 artisti. Pop Art Design si pone come mostra sequel a quella sul Bauhaus che sempre il Barbican Center aveva ospitato l’anno scorso e, a voler essere molto concisi, era l’arte che aveva ispirato il design industriale, mentre nella Pop Art il processo tende a lavorare in senso inverso.
La mostra comprende opere d’arte di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Peter Blake e Evelyne Axell accanto a oggetti di design quali mobili e articoli casalinghi di designer iconici del calibro di Achille Castiglioni, Charles e Ray Eames ed Ettore Sottsass. Una illuminante celebrazione di energia e di produzione dell’America del dopoguerra e dei suoi ammiratori in Europa che si pone con coraggio, verve e libertà.
Conosciamo la Pop Art così bene che è quasi impossibile parlarne apportando qualche segnale nuovo, per questo quando arriva una mostra che ci offre la possibilità di una visione alternativa l’accogliamo con piacere. Questa è la prima grande mostra che supera il confine netto, e mai osato fin qui, fra Arte e Design. Si guarda in modo esplicito ad entrambe le discipline come due facce di una sola medaglia inserite nel quadro dell’era Pop. Una mostra che nasce da una grande cooperazione tra importanti istituzioni del design internazionale, il Vitra Design Museum (Germania), il Louisiana Museum of Modern Art (Danimarca) e il Moderna Museet (Svezia). Il Barbican si fa luogo d’unione dove il colore e la stravaganza della Pop Art incontrano il design e l’arredamento.
C’è una doppiezza che caratterizza la Pop Art dice il curatore della mostra, Mathias Schwartz-Claus. il movimento crea un gioco di confusione fra reale e artificiale: complicità e protesta, sessismo e femminismo, individualismo e universalità. L’arte Pop caratterizza e si definisce nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale esplodendo con tutta la sua irruenza, impertinenza, colore e giocosità. Pop Art Design vuole esplorare il passaggio tra le due epoche, scandagliando il profondo grado di cambiamento culturale pre-guerra e post-guerra. Infatti, dopo il conflitto il mondo intero cambia, e la Pop Art nasce e si sviluppa sino a plasmare una nuova identità culturale.
Corpi distorti e feticisti invadono il campo, una conseguenza inevitabile di una coltura profondamente influenzata dalla pubblicità. C’è una interazione ordinata fra le visioni maschili, come per esempio La Mamma/Donna di Gaetano Pesce, dove il corpo femminile è ridotto nella forma di una generosa e tondeggiante poltrona rossa, e la Irksome Chair di Allen Jones, dove una donna semi-nuda con le gambe in aria diventa una sedia, e ancora nella visione suggestiva dell’artista belga Evelyne Axell in Ice Cream del 1964 dove si recupera l’immaginario erotico, determinata ad offrire un’idea alternativa del corpo delle donne come un bene di consumo.
Percorrere questa mostra nella Curve Gallery del Barbican Center, fra oggetti di materiali differenti, fra mirabolanti sedie di plastica e contenitori della prima era Tupperware, dà quasi la sensazione di essere sul set di un film di Stanley Kubrick (forse 2001 Odissea nello spazio ma penso anche agli arredi degli interni di Arancia Meccanica), dove tutto appare elegante e senza anima.
Stranamente, questa unione profana di opere differenti per genere e materiale ma vicine per emozione e innovazione risulta diabolicamente quasi perfetta. Infatti, la presenza del design lontano dalla banalizzazione dell’arte rendo questa visione uno spettacolo multicolor che diletta l’occhio e stimola la mente. Oltre alle opere in mostra il percorso espositivo si articola in materiale grafico, poster, riviste dell’epoca, film, documenti, progetti architettonici, fotografie. In mostra fino al 9 febbraio 2014.
Marco Palumbo
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