Ufficiale: la tecnologia sta prendendo possesso di noi, e delle nostre vite. L’esempio più banale ed eclatante è senz’altro la “necessità” che è diventata Facebook per mantenersi aggiornati tra amici, colleghi e parenti (magari lontani, ma non solo): sembra che ormai siano rimasti in pochi coloro che rifiutano i social network, e – in qualche modo – siano un po’ emarginati:
“Hai visto la nuova casa di Gina?”, “No, ma dove?”, “Ma come, Gigi, ma su Facebook! Ha creato un album con gli scatti degli ultimi lavori!”, “Ehm… no, non ho Facebook”, “Ah.” Ma siamo davvero sicuri di non riuscire a farne a meno? O meglio: siamo certi che ciò che ci ha resi così social non sia invece tutto ciò che fa parte del nostro patrimonio “vintage“? In fondo, abbiamo soltanto spostato l’attenzione su mezzi differenti, ma per raggiungere gli stessi scopi: mandiamo email istantanee anziché inviare lunghe lettere che ci metterebbero un sacco ad arrivare al destinatario; scattiamo foto, e poi le trattiamo con Instagram o altri programmi che prevedono filtri, per renderle come vecchie polaroid; giochiamo a ruzzle, anziché a Scarabeo, tutti seduti a un tavolo, per ammazzare il tempo. Usiamo Kindle e Kobo per leggere, anziché portare con noi pesanti libri che non stanno MAI nella borsetta. Commentiamo insieme su Twitter le trasmissioni televisive, anziché stare ore al telefono durante una puntata decisiva del nostro telefilm preferito. Io, per esempio, quando ero gggiovane lo facevo spesso con la mia migliore amica (Ciao Grace! Come va lo streaming di Doctor Who?): una volta abbiamo superato il nostro record commentando tutta la puntata in cui Dawson perde Joey che decide di mettersi con Pacey, tifando per quest’ultimo, ed esultando durante i titoli di coda (dite la verità: Dawson non è mai piaciuto neanche a voi, eh?). Alla fine il mezzo cambia, mentre gli scopi restano pressappoco e in gran parte gli stessi. Perché rifiutare il progresso, allora? Non è certo Facebook che ci renderà più solitari, se già lo siamo per natura. Un medium è neutro perché tale, un mezzo, siamo noi che decidiamo se usarlo per farci del bene o con scopi criticabili. Un mestolo è un mestolo: ma se lo diamo in testa al nostro vicino rompiballe diventa un’arma. E tu: che ne pensi?! Con amore vintage, Erika Muscarella per malacopia
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