Venuto al mondo, il nostro mondo, tra urla e pianti, fatto del tutto normale per chi si affaccia alla vita dopo nove mesi circa di beata solitudine, egli (poco importa il nome) fu accompagnato per tutto il corso della sua esistenza da una costante e perenne lacrimazione.
Pareva che una certa emozione non potesse mai abbandonarlo, un’emozione più vicina alla malinconia che non alla gioia, anche se chi lo conosceva bene sospettava che proprio le lacrimazioni più abbondanti nascondessero le vette più elevate di felicità. Per lo più, in lui prevaleva spesso una sorta di nostalgia del passato, in particolare del giorno appena precedente.
Solo in prossimità della morte il suo viso disegnò una leggera quanto chiarissima espressione compiaciuta, quel tipico mezzo sorriso di chi sa di aver intuito in anticipo qualcosa che vorrebbe nascondere agli altri senza, però, volerlo fino in fondo.
E in particolare, in quel caso, aveva capito benissimo come sarebbe andata a finire.
Luciano Manzalini
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