Se siete arrotolati sul divano nel vano tentativo di digerire cotechini e panettoni, sappiate che ci metterete lo stesso tempo di un anaconda che ha appena ingerito un capibara intero.
Allora perché perdere tempo ad annoiarsi? Noi vi suggeriamo di trastullarvi con la stagione 1 di The Knick, che ci è tanto piaciuta da farci venire quasi voglia di recensirla. E, per Diana, lo faremo!
Intanto sorseggiate pure il vostro Brioschi liscio.
The Knick sta per “Knickerbocker Hospital” che, come titolo per una serie televisiva, era abbastanza improponibile. Ne converrete. Pertanto è stato si è optato per “The Knick”. E lo capiamo.
Siamo in una New York di inizio novecento: ben fatta, credibile e piena di spunti che incuriosiranno gli appassionati di storia.
In sintesi: la serie è indirettamente nonna di General Hospital, ma girata quasi cinquant’anni dopo. Fa paura detta così… Ma è così.
L’effetto visivo, per capirci, ti sparaflasha un po’ come vedere una Vendetta dei Sith dopo aver appena terminato un Impero colpisce ancora, rigorosamente in versione NON rimasterizzata. Un po’, eh: non vogliamo scomodare troppo la famiglia Skywlaker, ne guastare la digestione di Voi Cultori della Materia Star Wars. Continuare a sorseggiare, please.
Un filo, però, ci tocca disturbare gli amanti del Dott. House. Perché il paragone tra lui e il protagonista di The Knick, ovvero Clive Owen nei panni del Dr. John Thackery, è d’uopo.
Cos’hanno in comune i due. Innanzitutto il carattere: li mettessero, per paradosso, nella stessa serie, vedremmo due caproni che si scornano come fosse un documentario del National Geographic. In secondo luogo, li accomuna una leggerissima tendenza verso l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti. Confessiamo che la cosa inizia a inquietarci: ci spiegassero perché tutti i chirurghi nelle serie tv stanno diventando tossici. La prossima volta che andremo dal medico chiederemo lumi su questa faccenda. Confidiamo di non scoprire che è real tv! Infine, entrambi sono affiancati dall’immancabile assistente di colore che ne sa, forse, più di loro. Nel caso di The Knick su questo non vi è alcun dubbio: il personaggio di Algernon Edwards brilla di luce propria e ci piace fin dalla prima scena.
Cosa, invece NON hanno in comune House e Thackery? Beh, facile. Uno è zoppo è l’altro è un figaccione. Sì: Clive Owen è un figo. E zitti.
Non vi vogliamo guastare troppo la visione, pertanto ci limiteremo a segnalarvi che nelle prime puntate dovrete fare uno sforzo di attenzione per superare il fastidio prodotto dai personaggi che, in generale, hanno caratteri scontrosi e bui come il tempo in cui stanno vivendo. Dovrete fare un ulteriore sforzo per reggere lo sguardo vacuo e le scarse attitudini recitative dell’infermiera Elkins, ma , ahinoi – e qui spoileriamo – ve la dovrete far piacere perché questa probabilmente ce la terremo almeno per la prossima stagione.
Se passate incolumi le prime due o tre puntate verrete sopraffatti dalla raffinatezza retrò di ogni dettaglio e dalla cura per i particolari storici. Vi verrà il dubbio che ogni invenzione moderna in campo medico sia il frutto delle menti eccelse che ruotavano intorno al The Knick, ringrazierete di essere nati nel ventesimo secolo e di non avere la sifilide (ve lo auguriamo!) e –incredibile– anche la prossima seduta dal dentista vi sembrerà più sopportabile. Assumerete la tendenza a cercare su wikipedia tutte la citazioni storiche possibili e , in buona parte, scoprirete che sono vere.
Poi, quando arriverà l’ultima scena dell’ultima puntata della stagione vi domanderete: “…e adesso?”.
E adesso vi(/ci) tocca aspettare la seconda stagione.
È un buon segno, però: quando una serie ci lascia con la fregola che arrivi presto la prossima vuol dire che abbiamo gradito assai.
Per noi è sì, se non si fosse capito.
Stay tuned con malacopia!
Silvia Franceschelli
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