Prendete Game of Thrones e togliete ogni riferimento fantasy: niente draghi, niente terre fantastiche, nessuna cometa, niente sacerdoti rossi ed Estranei oltre alla Barriera. Cosa resta? Omaccioni barbuti che menano la mani, o in altre prole: Vikings.
Vikings è una serie tv ambiziosa, che ha percorso una strada nuova per giungere al successo. Siamo abituati a vedere le serie ad alto budget su canali satellitari dedicati (HBO, ad esempio, che ha prodotto una vagonata di serial di ottima qualità). La nostra serie sui vichinghi no, lei è stata prodotta e distribuita da History channel, e l’impronta di questo canale si vede, eccome!
Violenti omaccioni barbuti, come dicevo, ma anche fiordi, navi di legno, villaggi dai tetti di paglia, scorribande sul mare e sterminati campi di erica: in Vikings sono rappresentati un po’ tutti gli aspetti di quella che doveva essere la vita dei più famosi predoni della storia, romanzando appena quella che è la figura storico/leggendaria preminente di quel popolo, il grande Ragnar.
La sua storia sembra uscita da un racconto di Walt Disney, ma per certi versi è più cruda della saga targata George R. Martin: duelli, sbudellamenti, stupri, decapitazioni e una giusta quantità di sesso promiscuo. Mettici pure il fraticello inglese deportato e hai fatto l’en-plein.
La trama (tranquilli, nessuno spoiler) si incentra sulla figura del suddetto Ragnar, il quale da semplice contadino-razziatore diventa il motore della più grande rivoluzione culturale del suo popolo: la sua sete di conoscenza e la fiducia nelle nuove tecnologie di navigazione lo spingono infatti a navigare verso ovest, attraverso il Mare del Nord in direzione della sconosciuta (ancora per poco) Britannia piuttosto che razziare le coste del tranquillo e protetto Mar Baltico, aprendo gli orizzonti alla sua gente.
Come tutti i rivoluzionari è ovvio che Ragnar non trovi terreno facile per fa attecchire la sua visione, ma quella indicata dal biondo eroe si rivelerà la strada giusta per il suo popolo (un po’ meno per le genti di Northumbria, che si vedono arrivare in casa un turbine di asce affilate determinate a portarsi via oro, donne e contestualmente un ragguardevole numero di vite umane).
La serie come ho accennato prima non ha il budget stellare di Game of Thrones, ma non è nemmeno stata creata con quattro soldi nel garage di casa del produttore: per Vikings sono stati sborsati una sana quarantina di milioni di dollari, e i risultati non sono per niente male. Certo, il numero di location è ridotto e si tratta in buona parte di paesaggi naturali, ma, d’altra parte, stiamo parlando di un periodo storico e di una popolazione prive di grandi palazzi da ricostruire e di metropoli labirintiche. In compenso, la Scandinavia offre il meglio di sé, e mostra tutta la sua bellezza nei numerosi campi lunghi che sembrano quasi usciti da uno spot della promozione turistica norvegese.
Vi piacciono le serie crude, ma non ne potete più di vedere le repliche di The Shield?
Amate gli scontri all’arma bianca ma non ne volete sapere di Fantasy?
Volete qualcosa di storicamente accurato senza incappare in Elizabeth Bennet e Mr. Darcy che si guardano languidamente con troppo orgoglio e poco giudizio?
Buttatevi su Vikings, garantisco io per Ragnar e famiglia.
Lorenzo Zampieri per malacopia
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